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Terremoto del 1908, popoli uniti nella memoria dei marinai della Russia zarista che per primi soccorsero i reggini – VIDEO

Presso la stele, eretta nella villa comunale Umberto I, questa mattina la commemorazione promossa dall’associazione Paspartu che riunisce le varie comunità dell’ex Unione sovietica ormai residenti in riva allo Stretto. Presente il console onorario della Bielorussia per Calabria e Sicilia, Francesco Milasi

Terremoto del 1908, popoli uniti nella memoria dei marinai della Russia zarista che per primi soccorsero i reggini – VIDEO

«È importante ricordare gli angeli venuti dal mare per aiutare a reggini e messinesi nel 1908, dopo la morte e la distruzione che aveva seminato il terremoto. Siamo felici e commossi di commemorare quel momento tutti insieme».  La memoria del tragico sisma del 1908 non è, dunque, solo dei reggini e dei messinesi, ovvero degli italiani, ma anche dei russi, degli ucraini, dei bielorussi, degli armeni, dei kazachi e di tutti i popoli che sono sempre stati fratelli». A ricordarlo con commozione è stata Tatiana Potapova, vicepresidente dell’associazione di promozione sociale Paspartu, costituitasi a Reggio Calabria nel 2020 per riunire le varie comunità dell’ex Unione sovietica ormai residenti in città e favorirne l’integrazione. Un sodalizio che, per la fraternità da sempre lo ha contraddistinto, non ha risentito del clima di forte ostilità sfociato ormai da quasi tre anni in un conflitto armato tra Russia e Ucraina.

La commemorazione

Si è rinnovato questa mattina l’appuntamento con la memoria del tragico terremoto che all’alba del 28 dicembre 1908 devastò Reggio Calabria e Messina, spezzando la vita di decine di migliaia di persone.  Al cospetto della stele eretta presso la villa comunale Umberto I, in segno di gratitudine per il primo soccorso prestato alle popolazioni stremate dai giovani militari della Marina Russa zarista, con il patrocinio del Comune e della Città metropolitana di Reggio Calabria e del Consolato onorario di Bielorussia per Calabria e Sicilia, ha avuto luogo una commemorazione corale. L’impulso è stato delle comunità bielorussa, georgiana, kazaka, armena, russa, ucraina residenti a Reggio e riunite nell’associazione di promozione sociale Paspartu. Un impulso accolto da Francesco Milasi, console della Repubblica di Bielorussia per Calabria e Sicilia, presente al momento di ricordo e preghiera.

Lo slancio di umanità e il sacrificio

«Ci ritroviamo qui davanti davanti a questa stele per rinvigorire il ricordo e ringraziare i marinai russi che per primi portarono aiuto in queste terre martoriate dal terremoto del 28 dicembre 1908. Arrivarono a Reggio e a Messina nel primo pomeriggio. Il terremoto si era verificato alle 5:20 di mattina ed erano passate 12 ore. I soccorsi più grossi arrivarono soltanto nei giorni successivi. Noi non dimentichiamo la loro generosità, anche perché almeno cinque o sei marinai russi restarono intrappolati sotto le macerie nel tentativo di soccorrere i superstiti. Commemoriamo, dunque, anche il loro sacrificio. Un momento di condivisione per invocare pure la pace. Popoli da sempre fratelli sono in guerra in patria, nelle terre di origine oggi martoriate, ma qui vivono in pace. Parta, così da Reggio Calabria un segnale forte di conciliazione», ha sottolineato Francesco Milasi, console onorario della Bielorussia per la Calabria e la Sicilia.

La stele in memoria dei marinai russi

A ricordo, nel centenario del terremoto nel 2008, sempre presso la villa comunale Umberto I era stata realizzata dai russi una stele con il patrocinio del comune di Reggio Calabria. Quella stele fu poi vandalizzata e nel 2022 fu sostituita a cura delle comunità dell’ex Unione Sovietica residenti in riva allo Stretto in collaborazione con il consolato onorario di Bielorussia per Calabria e Sicilia.

Ad impreziosire la stele, il disegno, poi trasposto a Mosca su metallo, realizzato dal viceparroco della chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio Calabria, padre Sergej Tikhonov.  Ritrae un giovane marinaio russo che soccorre una bambina. Sul suo cappello si legge in cirillico la denominazione di una delle navi che arrivarono in soccorso, ossia la Slava. I marinai che accorsero nelle città dello Stretto erano a bordo di quattro navi in sosta nella rada di Augusta: due corazzate Slava e Tsesarevich e i due incrociatori Bogatyr e Ammiraglio Makarov.

«Hanno portato un messaggio di grande speranza con il loro gesto, puro slancio di umanità, visto che non avevano ricevuto ordini in merito. Qui nello Stretto vennero poi, in aggiunta alle navi della rada di Milazzo, anche due cannoniere di stanza a Palermo», ha ricordato lo scrittore Maurizio Sconti che sta lavorando proprio a un libro sull’intervento in soccorso dei marinai russi in quel drammatico frangente a Reggio e a Messina.

San Ioann Steblin-Kamenskij

Una pagina di umanità tra le macerie di un rovinoso terremoto che ha lasciato in dono un’altra storia di umanità che unisce popoli e tramanda un importante legame tra le terre bagnate dallo Stretto e la Russia. Si tratta della storia di Ivan Egorovic Steblin-Kamenskij nato nel 1887 a San Pietroburgo. Nel 1908, portati a termine gli studi presso l’Accademia della Marina Militare russa, con il grado di Guardiamarina, prese servizio a bordo dell’incrociatore Bogatyr, trovandosi a prestare anche lui soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto.

Nel 1923, già dimessosi dalla Marina militare, ordinato diacono e sacerdote con il nome di Ioann (Giovanni), fu arrestato per la sua fede cristiana (e non era la prima volta). Condannato e rinchiuso nel lager delle Isole Solovki, non abiurando la sua fede in favore dell’ateismo, fu condannato a morte mediante fucilazione. Nel 2000 fu riconosciuto come santo martire.  

«Una sua icona presso la chiesa di San Paolo Dei Greci di Reggio lo raffigura nel segno di un legame che resiste nel tempo. C’è un culto sia a Reggio che nella comunità ortodossa di Messina. Forse proprio qui, mentre soccorreva il prossimo sofferente, ha iniziato a maturare la sua scelta vocazionale e spirituale. Un messaggio di grande pace», ha sottolineato padre Daniele Castrizio, parroco della chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio Calabria.

Popoli fratelli al di là della guerra

«Teniamo molto a questo appuntamento e adesso che sentiamo vicina la pace nei nostri paesi, siamo commossi nel ribadire che noi siamo popoli fratelli, fino a un secolo fa un unico impero russo. Io sono russa e ho parenti in diversi paesi, in Georgia in Ucraina, in Moldavia e anche in Polonia. Tutti siamo fratelli». Lo ha evidenziato Tatiana Potapova, vicepresidente dell’associazione di promozione sociale Paspartu che riunisce persone delle varie comunità dell’ex Unione sovietica ormai residenti a Reggio.

Una preghiera in memoria guidata dal presbitero del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e viceparroco della chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio Calabria, padre Giovanni Pratticò.

«Un momento di commemorazione che naturalmente è stato anche un momento di preghiera. I marinai russi meritano di essere ricordati per il soccorso prestato a popolazioni stremate e sofferenti, dopo il terribile terremoto del 1908. A spingerli a intervenire fu il loro cuore e Cristo che è amore per il prossimo. Li abbiamo voluti ricordare con tanto amore, con tanto affetto e con tanta ad emozione.

Preghiamo anche per la pace perché quella in corso è una guerra tra fratelli, quali sono russi e ucraini. Speriamo che presto tutto torni alla normalità. Questa stessa commemorazione accomuna i russi e ucraini, perché quei marinai russi erano uomini dell’Armata imperiale russa. Spero che le persone possano capire che Cristo vuole la pace e non la guerra e che la chiesa è contro la guerra. Noi possiamo pregare e, infatti, preghiamo affinché presto via pace duratura», così ha concluso il presbitero del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e viceparroco della chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio Calabria, padre Giovanni Pratticò.

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