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Terremoto in Turchia, il 5 febbraio si conferma data tragica: 240 anni fa un sisma devastò Reggio e la Calabria

Morte e distruzione in queste ore in Medio Oriente e nel 1783 nella zona meridionale della nostra regione

Terremoto in Turchia, il 5 febbraio si conferma data tragica: 240 anni fa un sisma devastò Reggio e la Calabria

I reggini e i messinesi uniti nel dolore di un sisma devastante già nel 1783. Il terremoto della Calabria Meridionale fece tremare la terra per oltre cinquanta giorni.

Tutto ebbe inizio il 5 febbraio del 1783. Un richiamo alla memoria che amplifica la sua drammaticità alla luce della violentissima scossa di terremoto di magnitudo 7,9 della scala Richter, registrata nel sud della Turchia, al confine con la Siria, questa notte. Centinaia le vittime in una zona caratterizzata da un potenziale sismico decisamente elevato.

Un febbraio funesto

Un 2023 iniziato con terremoti disseminati in Italia e nel resto del mondo. Da Pozzuoli a Cesena, da Ancona fino a Catania dove ieri sera la terra ha tremato. Dall’Indonesia fino a Malta, Albania, Filippine e adesso Medio Oriente. I terremoti si susseguono con effetti più e meno devastanti.

Il terremoto che 240 anni fa colpì la Calabria Meridionale fu la più grande catastrofe naturale del XVIII secolo. Sarebbe stata drammaticamente superata dal sisma del 1908 nell’area dello Stretto. A essa i Borboni reagirono con l’istituzione della Cassa sacra e con il primo regolamento antisismico d’Europa.

Centinaia di scosse violente e ravvicinate

Diversi terremoti di forte intensità, quasi 950 scosse soltanto tra il cinque e il sette febbraio, che arrivarono anche all’undicesimo grado della scala Mercalli. Si dipanarono dal 5 febbraio al 28 marzo 1783, causando tra le 30mila e le 50mila vittime quasi tutte calabresi e prevalentemente reggine. Poco più di 600 furono le vittime messinesi, contrariamente a quanto avvenne nel 1908 quando fu più alto il numero delle vittime siciliane. Rase al suolo le città di Reggio e Messina provocando anche dei rovinosi maremoti. A Oppido, poi a Messina (unico centro colpito in Sicilia) e Soriano Calabro, quindi Polia, Borgia e Girifalco, gli epicentri.

Scosse potenti e ravvicinate che scardinarono il sistema idrogeologico dei territori, distruggendo innumerevoli centri abitati. Provocarono lo spostamento degli epicentri lungo la catena dell’Appennino Calabro, dalla regione dell’Aspromonte all’istmo di Catanzaro, con danni da Reggio Calabria fino a Monteleone e a Maida.

«I luoghi divenuti mucchi di pietra»

Palmi scomparve e fu ricostruita; Scilla, colpita da un maremoto, perse il 70% della popolazione come anche l’antica Terranova e Polistena. Il geologo francese Déodat de Dolomieu, recatosi Calabria per studiare gli effetti del sisma, di Polistena scrisse: «Avevo veduto Reggio, Nicotera, Tropea… ma quando di sopra un’eminenza vidi Polistena, quando contemplai i mucchi di pietra che non han più alcuna forma, né possono dare un’idea di ciò che era il luogo… provai un sentimento di terrore, di pietà, di ribrezzo, e per alcuni momenti le mie facoltà restarono sospese…».

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