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3 luglio 1985: l’estate già finita di Gianluca, ucciso a Reggio all’età di 10 anni

«Andiamo a vedere le Frecce Tricolori», vorrebbe poter oggi proporre papà Pietro a suo figlio che amava molto gli aerei e le vacanze al mare in Calabria

3 luglio 1985: l’estate già finita di Gianluca, ucciso a Reggio all’età di 10 anni

«Orchidee bianche. Un fiore delicato per mio figlio Gianluca, ucciso quando aveva soltanto dieci anni. Le metto in una piccola ampolla, cambio l’acqua e quel candore che avvolge la foto del mio eterno bambino, mi è di un qualche conforto. Qualche conforto perché nulla può colmare il vuoto e far scomparire il dolore che mi accompagna ormai da lunghi 38 anni».

Un rituale in cui rifugiarsi per alleggerire lo spirito, mentre la memoria non concede tregua. «È passato un altro anno e anche se il tempo scorre, quell’estate appena iniziata e così tragicamente finita resta viva. Continuare a parlare e a ricordare mi libera e mi aiuta a convivere con la mancanza di una presenza alla quale non posso e non voglio rinunciare», dice papà Pietro.

Il suo bambino pieno di vita e innamorato per mare di Calabria non è sopravvissuto a quella sparatoria che il 3 luglio 1985 si consumò nel rione Pescatori di Reggio Calabria. Era seduto su un pianerottolo, Gianluca, quando fu raggiunto fatalmente alla testa da una pallottola vagante. Quella corsa disperata in ospedale e poi una lotta impari durata cinque giorni, prima che l’8 luglio la speranza della sopravvivenza di Gianluca si spegnesse per sempre. Come quell’estate appena iniziata e già finita.

Gianluca, vittima innocente

Gianluca fu una vittima involontaria di uno scontro tra gruppi. Questo il quadro emerso dalla ricostruzione degli inquirenti. I due gruppi erano animati dall’intento di offendersi, sostanziatosi in aggressioni e nell’esplosione di alcuni colpi di pistola. Uno solo colpì una persona e quella persona era il piccolo Gianluca. Il responsabile che aprì il fuoco, all’epoca dei fatti minorenne, fu processato e condannato.

Le estati a Reggio

«Anche quell’anno ero andato a prendere Gianluca ad Ardea, comune della città metropolitana di Roma Capitale dove viveva con la madre. Con la festa per il mio onomastico, il 29 giugno, iniziava come sempre la sua estate a Reggio. Momento che lui attendeva con trepidazione per tutto l’anno. Per tutto il viaggio in macchina verso Reggio, manifestava tutta la sua impazienza di arrivare. Ma quell’estate fu diversa. Tragicamente breve, stroncata da un evento irreversibile», racconta papà Pietro.
Nonostante ami Reggio Calabria, città dove ha prestato servizio della squadra mobile della questura, Pietro Canonico da alcuni anni è tornato nella sua terra di origine la Sicilia. Vive a Spadafora, nella Città metropolitana di Messina. Lì nel cimitero accanto al nonno paterno Felice riposa anche Gianluca.

«Vorrei ancora oggi dirgli…»

«Andiamo a vedere le Frecce Tricolori», vorrei poter proporre a Gianluca che amava tanto gli aerei. «Mi avrebbe certamente risposto di sì con grande entusiasmo». Quella di Gianluca per gli aerei era una grande passione. Sempre con il naso all’insù per scrutarne qualcuno. Per ricordarlo anche attraverso di essa nel 2015 Libera ha posto una teca in piazza Castello a Reggio in cui un aereo in miniatura è esposto con gli autografi del colonnello Ian Slangen, comandante della Pattuglia acrobatica nazionale delle Frecce Tricolori esibitesi quello stesso anno sopra lo Stretto, e degli altri piloti.

Nel trentennale della morte di Gianluca, nel 2015, Libera e il gruppo Memoria, all’epoca coordinato da Rosa Quattrone, anche lei familiare di vittima innocente di mafia poiché figlia di Demetrio Quattrone l’ingegnere ucciso a Reggio nel settembre del 1991, con il medico Nicola Soverino, dedicarono a Gianluca questa iniziativa nell’ambito della campagna “Il ricordo lascia il segno”.

Altri segni di Memoria per Gianluca

Nel dicembre del 2016, la commissione Toponomastica, ricostituitasi in seno al comune di Reggio, intitolò al piccolo Gianluca la piazza con parco giochi accanto alla scuola primaria Edmondo De Amicis. In quell’occasione, la fondazione Antonino Scopelliti, presieduta da Rosanna figlia del giudice reggino ucciso a Piale nell’agosto del 1991, pose nella piazza una stele in memoria, con un monito pregno di speranza: “Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta”.

A quella cerimonia presero parte con i familiari di Gianluca e con la sorella Emanuela, tra gli altri, il sindaco Giuseppe Falcomatà e il referente regionale di Libera Ennio Stamile. La presenza di una delegazione di alunni e alunne della scuola primaria De Amicis. La piazza, ripulita nel 2021 da un gruppo di cittadini che l’ha restituita al decoro, è stata poi adottata dalla fondazione Italo Falcomatà.

«Ricordo che il primo ad arrivare alla mia porta dopo la tragedia fu Italo Falcomatà, che ancora non era stato eletto sindaco di Reggio, ma che era molto presente nella vita dei quartieri. Fu il primo a suonare alla mia porta per dimostrami la sua vicinanza. Persona nobile di animo», ha rammentato ancora Pietro Canonico, ricordando il lungo silenzio che, passata l’immediatezza del fatto, avvolse la vicenda.

Da alcuni mesi piazza Gianluca Canonico è adornata da un’opera artistica realizzata da un gruppo di giovani affidati alla comunità ministeriale e all’ufficio servizio sociale per minori di Reggio Calabria, nell’ambito dei percorsi di messa alla prova, guidati da Bruno Salvatore Latella in arte Lbs dell’associazione milanese Street is culture.

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