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A Reggio nel 1989 il delitto di Lodovico Ligato e i funerali disertati dalla politica

Il deputato democristiano fu assassinato a colpi di pistola davanti alla sua villa a Bocale, in una notte di fine estate di 25 anni fa. Un agguato mafioso che ebbe come vittima un politico di rilievo nazionale e che si consumò nell’indifferenza generale

A Reggio nel 1989 il delitto di Lodovico Ligato e i funerali disertati dalla politica

Funerali sostanzialmente deserti furono quelli che 25 anni fa seguirono l’omicidio di Lodovico Ligato, ucciso in un agguato di stampo mafioso. Fuori dalla sua villa a Bocale, la notte tra il 27 e il 28 agosto del 1989, fu raggiunto da una raffica di proiettili. Lodovico Ligato era il politico reggino più in vista e, nonostante ciò, i funerali furono disertati. Il silenzio fu singolare, fu dell Dc nazionale e di di quella locale e fu anche del suo padrino politico, l’allora neo ministro per il Mezzogiorno, il calabrese Riccardo Misasi. Un silenzio rotto solo dall’allora deputato Oscar Luigi Scalfaro, qualche giorno dopo il delitto: «Ligato era un nostro uomo, non possiamo far finta che non sia successo nulla».

Cinquantenne solo da qualche settimana, Ligato era giornalista della Gazzetta del Sud, poi assessore regionale in Calabria, eletto nelle fila della Democrazia Cristiana nel 1979 e poi nuovamente nel 1983. Fu segretario della Commissione Trasporti della Camera e poi nominato, nel 1985, presidente delle Ferrovie dello Stato. Nel novembre 1988 rimase coinvolto nella scandalo delle “lenzuola d’oro”, un’ inchiesta incentrata sull’acquisto a prezzi fuori mercato di lenzuola per i vagoni letto. Un coinvolgimento che lo costrinse a dimettersi.

Le condanne

Furono condannati all’ergastolo come mandanti Pasquale Condello (Il Supremo), Paolo Serraino, Diego Rosmini e Santo Araniti e Giuseppe Lombardo come esecutore materiale. Questo quanto accertato in sede processuale. Condanne che statuirono la matrice mafiosa ma non politica del delitto.

Negli anni Novanta fu, infatti, dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Franco Quattrone, parlamentare e segretario provinciale DC, Giuseppe Nicolò, già segretario regionale della Dc, Pietro Battaglia, che sarebbe stato rieletto sindaco di Reggio nelle fila della DC nel 1989 a ridosso del delitto, e Giovanni Palamara, sindaco socialista di Reggio Calabria tra il 1984 ed il 1985.

Il contesto

Intanto gli equilibri in riva allo Stretto stavano mutando. Stavano per piovere a Reggio miliardi di lire per le opere pubbliche contemplate nel decreto Reggio. Il controllo degli appalti pubblici costituiva il centro di un fitto intreccio tra politica, massoneria e ‘ndrangheta.

L’omicidio Ligato, consumatosi nell’indifferenza generale, si colloca in piena seconda guerra di mafia tra i Condello-Imerti e i De Stefano – Tegano – Libri, quando la ndrangheta matura il nuovo ruolo di interlocutrice della politica e dell’economia. Poi una pace apparente o meglio un patto di non belligeranza in cui maturò poi il delitto del magistrato Antonino Scopelliti, avvenuto nell’agosto del 1991 a Piale, tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, nel reggino.

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