Naufragio Cutro, Maysoon Majidi: «Se quelle 94 persone fossero arrivate a riva, chi sarebbe stato accusato ingiustamente e arrestato?»
La provocazione dell'attivista curdo-iraniana, assolta con formula piena dall’accusa di essere una scafista dopo oltre 10 mesi di carcere, a due anni dalla tragedia nel crotonese

«Secondo l’articolo 12 del decreto Cutro, qualsiasi aiuto ai rifugiati è considerato un crimine. Non è giusto. Anche io sono stata accusata ingiustamente di distribuire acqua e cibo sulla nave. La domanda è: se quelle 94 persone annegate fossero arrivate vive a riva, chi sarebbe stato considerato il capro espiatorio e portato in prigione? Parliamo con sincerità». Con una provocazione che deve interrogarci, l’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi, assolta con formula piena nelle scorse settimane dall’accusa di essere una scafista dopo essere stata reclusa in carcere per oltre 10 mesi, ricorda oggi le vittime del naufragio di Cutro a due anni dalla tragedia.
Lo aveva annunciato al momento del suo rilascio e lo ha confermato quando è stata assolta che avrebbe intrapreso una battaglia per i diritti negati a chi, come lei, si è ritrovata in carcere da innocente, dopo essere fuggita per salvarsi quella vita che poi ha rischiato di perdere in mare. Maysoon, infatti, è anche accanto alla giovane iraniana Marjan Jamali, fuggita da un contesto familiare e sociale di violenza, sbarcata a Roccella nell’ottobre 2023 con un figlio di otto anni, arrestata e poi posta ai domiciliari, ancora sotto processo a Locri con l’accusa di essere una scafista.
«Le persone che sulle navi hanno scelto la via più pericolosa per sopravvivere, fuggendo dalla guerra e dalle minacce di morte, perché dovrebbero essere considerate colpevoli e umiliate? Dovrebbero avere voce le loro storie, spesso di prigionieri politici e attivisti civili, rifugiati di guerra, persone con diverse inclinazioni politiche e chiunque abbia subito ingiustizie». Così conclude l’attivista curdo-irachena Maysoon Majidi.
Intanto l’artista reggino Lbs (Bruno Salvatore Latella) traduce questo anniversario in una nuova opera di street art Born with the guilt of being born, un manifesto visivo di denuncia e memoria, posto all’esterno del palaMilone di Crotone. Un’arte che non si limita a raccontare e che invoca giustizia.
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