Maysoon assolta: «Ho sempre sperato che la verità emergesse e adesso continua la mia lotta sociale»
Domani l'attività curdo-iraniana, assolta dall'accusa di essere una scafista lo scorso giovedì dal tribunale di Crotone, sarà a Locri per sostenere Marjan

Maysoon Majidi abbraccia il fratello Razhan, che con lei ha molto sofferto nel lungo anno che è stato il 2024 in cui, con l’accusa di essere una scafista è stata imputata in un processo e reclusa in carcere per oltre 10 mesi. I suoi occhi chiusi mentre si abbandona in questo abbraccio nell’aula del tribunale di Crotone nel giorno dell’assoluzione piena, giovedì scorso. Si allontana l’incubo del carcere mentre riacquista anche le sue forze fisiche dopo il deperimento al quale era andata incontro per il malessere vissuto durante l’ingiusta detenzione.
Il primo pensiero
«Liberazione e serenità. Questo ho provato dopo la pronuncia della sentenza di assoluzione. Dopo mesi di difficoltà, la verità sulla mia storia e i miei diritti sono stati adesso ristabiliti. Sebbene durante questo periodo ci siano stati dei timori, sono sempre stata speranzosa che la giustizia alla fine avrebbe prevalso e che la verità dei fatti sarebbe emersa.
Sono giorni pieni di gioia che condivido con tutti coloro che sono stati al mio fianco fin dall’inizio e che mi hanno sostenuto. La mia famiglia, gli amici e i colleghi. Sento che questo momento non è solo una gioia personale ma un’opportunità di ascolto delle voci degli innocenti. La mia libertà non è solo un traguardo per me, ma per tutte le persone i cui diritti sono ignorati e che subiscono ingiustizie. Questa sentenza è un simbolo di resistenza contro l’ingiustizia e di difesa dei diritti umani».
Un anno difficile
La giovane curdo-iraniana, proclamatasi sempre innocente, fuggita perchè il suo attivismo politico in difesa dei diritti del popolo curdo e delle donne l’aveva esposta a pericoli e ritorsioni nel Kurdistan iracheno dove si trovava con il fratello Razhan, è sbarcata a Crotone il 31 dicembre 2023. Subito arrestata con l’accusa di aver collaborato alla traversata illegale dei migranti giunti con lei, era stata detenuta per 302 giorni nel carcere di Castrovillari e poi in quello di Reggio, periodo durante il quale era andata incontro anche a un forte deperimento fisico. Lo scorso 22 ottobre il tribunale di Crotone aveva intanto revocato la misura cautelare della detenzione in carcere, rilasciando la giovane.
Il fratello Razhan l’ha raggiunta dalla Germania alla fine dello scorso anno e adesso insieme sono accolti a Sant’Alessio in Aspromonte. Mentre, con il fratello Razhan, ha già chiesto asilo politico in Italia, Maysoon è determinata a proseguire la sua lotta sociale. Domani sarà a Locri per la nuova udienza del processo di Marjan Jamali, la giovane iraniana arrivata a Roccella nel 2023 e adesso sotto processo con la stessa accusa.
Al fianco di Marjan
«Ora, alla luce delle esperienze che ho vissuto in questo periodo, continuerò la mia lotta sociale con maggiore determinazione. Queste esperienze mi hanno insegnato che è fondamentale resistere alle ingiustizie e lottare per i diritti umani e la libertà. Il mio impegno futuro si concentrerà in particolare sulle questioni legate alle donne e ai rifugiati. Ho acquisito una comprensione più profonda delle sfide e delle difficoltà che affrontano questi gruppi e desidero fare di più per sostenerli e migliorare le loro condizioni. Questa lotta è importante non solo per me, ma per le generazioni future.
Marjan – prosegue Maysoon – si trova in una situazione simile alla mia e ora si trova agli arresti domiciliari con suo figlio di sette anni. È innocente e sta vivendo condizioni molto difficili. A lei è affidata alla difesa di Giancarlo Liberati, lo stesso avvocato che ha dimostrato la mia innocenza e che non smetterò mai di ringraziare. Sostenere Marjan è per me una responsabilità umana ed etica. Difendere i suoi diritti equivale a difendere tutte le persone che sono ingiustamente sotto pressione. Per me, questo supporto è un simbolo di solidarietà e lotta per la libertà».
La lotta per i diritti anche in Italia
«Ci sono molte altre Marjan, persone innocenti agli arresti domiciliari. Mi schiero al fianco di queste Marjan e di tutti coloro che si trovano sotto queste pressioni, affinché le loro voci vengano ascoltate a livello globale.
Inoltre in Italia la legge, il testo unico sull’immigrazione inasprito con il decreto Cutro, si concentra sulla ricerca degli “scafisti“, generando più insicurezza e paura per i rifugiati che per i trafficanti. Individuare i trafficanti non è difficile; hanno centinaia di canali sui social media e operano apertamente. Queste persone che organizzano i viaggi non sono mai sulle imbarcazioni, ma danno ordini a distanza.
In tutto questo non possono essere ignorati i rifugiati che esistono perché esistono le guerre, perché dall’altra parte del confine ci sono paesi sotto il controllo della politica globale, in cui le persone sono private dei propri diritti. L’impegno dei Governi – conclude Maysoon Majidi – non può essere quello di chiudere le porte ai rifugiati che ci sono e ci saranno ma quello concreto di perseguire gli aggressori e i dittatori».
- Tags
- migranti