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Stromboli, la storia di un vulcano unico al mondo

Secondo l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tra i pochi sulla terra che ad attività persistente, luogo di suggestioni e ispirazione fin dall'antichità

Stromboli, la storia di un vulcano unico al mondo

Il pericolo e il fascino del fuoco, il terrore e lo stupore destati dal vulcano dell’isola di Stromboli, nell’arcipelago delle Eolie, nel territorio metropolitano di Messina in Sicilia.

Costantemente illuminata, grazie al suo faro che si erge su Strombolicchio, oggi un condotto solidificato e 200mila anni fa il primo vulcano che iniziò a eruttare. L’isola di Stromboli, con il suo vulcano e le sue eruzioni esplosive ed effusive costanti, racchiude in sé la forza dei quattro elementi della vita, la terra, l’acqua, l’aria ed il fuoco.

Le eruzioni di questi giorni hanno generato degli allarmi giunti fino alle coste calabresi. Un’onda anomala di un metro e mezzo qualche giorno fa ha generato preoccupazioni ma non danni.

Il vulcano, con la sua profonda depressione nota come Sciara del Fuoco, è tra i più attivi del mondo. È definito dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tra i pochi sulla terra ad attività persistente. Situato nel bacino tirrenico del Mediterraneo, a 926 metri sul livello del mare, con una superficie di oltre 12 chilometri quadrati, si fa temere pur destando interesse e incanto oggi come nell’antichità.

La storia antica e la leggenda

Citato da Aristotele, Diadoro Siculo, Silio Italico, Lucilio e Plinio il Vecchio, il vulcano di Stromboli è citato dal geografo greco Strabone (63 a.C.-24 d.C.): «L’isola di fiamma con i suoi tre aliti provenienti come da tre crateri». Alla sua narrazione si deve il nome Stromboli da Strogile (rotondo).

Ad un mare di distanza c’è Palmi, nel territorio metropolitano di Reggio Calabria sospeso tra la Costa Viola, l’Aspromonte e le Isole del vento e del fuoco al largo del Mediterraneo.

Una storia mista a leggenda lega il vulcano di Stromboli alla Calabria a Sant’Elia, monaco originario di Enna e che scelse il monte Aulinas di Palmi come luogo di meditazione. Il monaco siciliano ritiratosi in preghiera sul monte calabrese, nella sua resistenza alle tentazioni, avrebbe scagliato il diavolo giù dal monte. Il Diavolo avrebbe reagito a questo rifiuto, rigurgitando fuoco nel mare. Così sarebbe nata l’isola vulcanica di Stromboli. Una leggenda richiamata anche dal saggista palmese Leonida Repaci in Calabria grande e amara: «Quando aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta, Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo”.

La storia, le suggestioni e le ispirazioni

Stromboli ha ispirato Jules Verne (Viaggio al centro della terra), Alexandre Dumas (Impressions de voyage – Le Capitaine Aréna), Friedrich Nietzsche (Così parlò Zarathustra). Il suo vulcano è forse stato ritratto, con l’Etna e lo Stretto, in due dei 1500 schizzi tracciati a matita da Johann Wolfgang von Goethe, nel suo viaggio in Italia nell’Ottocento.

L’Isola di fuoco è stata raccontata nel corto di Vittorio De Seta, premiato al festival di Cannes nel 1955 ed è stata set cinematografico, tra gli altri, per Stromboli terra di Dio di Roberto Rossellini nel 1949.

L’isola è prezioso scrigno di storia, anche recente e drammatica come quella del genocidio armeno. Tra Roma e Stromboli, infatti, visse il poeta e letterato tedesco, l’unico ad aver documentato con le foto il massacro di un popolo per mano turca, Armin Wegner, durante il suo esilio in Italia negli anni Quaranta.

Un fascino che “arde”

Stromboli con il suo vulcano è un luogo in cui il vento soffia e solleva cenere ma il fuoco è più ostinato. Un luogo dove tutto è ardente sfida, in perenne sospensione tra un’eruzione e la successiva.

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