La Notte delle Stelle: parte da Bova un nuovo impegno nel rilancio delle identità calabresi
Chiusa la due giorni tra arte e cultura, promossa dall'Amministrazione Comunale e targata Diemmecom con il patrocinio del Corecom Calabria. Domenico Maduli: «La Calabria è Casa, Contaminazione e Condivisione»
Si è conclusa a Bova una due giorni ricca di cultura, tradizione e riflessioni. “La Notte delle Stelle – Bova e la sua Cultura” ha portato al centro dell’attenzione le minoranze linguistiche calabresi, il patrimonio artistico e il futuro della Calabria. Un’occasione in cui il borgo grecanico è diventato il cuore pulsante di un dialogo tra artisti, istituzioni e rappresentanti del mondo della comunicazione. Ieri, con la seconda parte dell’evento con direttore artistico Franco Laratta, non si è concluso semplicemente un appuntamento ma si è aperto un grande portone verso una strada luminosa per il futuro della tutela e della promozione delle lingue identitarie calabresi.
Un impegno comune, che ha visto rimboccarsi le maniche l’Amministrazione Comunale di Bova ed il Gruppo Editoriale Diemmecom, impegnato con il Network LaC – attraverso la sua rete di tecnici e di professionisti della comunicazione – nell’impegno sociale del racconto delle bellezze della Calabria e delle sue diversità.
Un palcoscenico di arte e tradizione
Il programma si è aperto alle 10:00 con lo Spazio Arte, organizzato in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria, nella Piazza Ferrovieri d’Italia e sulla Terrazza Panoramica. Un’esposizione creativa, dove studenti e docenti hanno interagito con il pubblico, presentando installazioni e opere che esplorano il dialogo tra tradizione e modernità.
«L’Accademia è qui per dialogare con il territorio e offrire un contributo concreto – ha spiegato il Direttore Pietro Sacchetti -. È nostro dovere portare avanti proposte che siano legate all’arte contemporanea, senza però dimenticare il passato. La nostra istituzione vuole essere un ponte tra le radici storiche della Calabria e la visione moderna dell’arte». La presenza dell’Accademia delle Belle Arti ha ribadito l’importanza di un rapporto sinergico tra le realtà locali e le istituzioni culturali, contribuendo a rafforzare il tessuto sociale e artistico della Calabria.
Domenico Maduli: «La Calabria è Casa, Contaminazione e Condivisione»
Uno degli interventi più attesi della giornata è stato quello di Domenico Maduli, editore del network LaC, caratterizzato da una prospettiva ampia e profonda sul significato dell’evento e dell’impegno del suo gruppo editoriale in Calabria. Maduli ha saputo catturare l’attenzione del pubblico attraverso un discorso vibrante e ricco di spunti riflessivi, ribadendo la sua visione di una Calabria che deve essere raccontata nella sua autenticità, senza nascondere le sue complessità, ma anzi valorizzandole come elementi di forza.
«”Non c’è vento favorevole per chi non sa in quale porto andare“. Questo è molto importante per noi. Questa è la direzione che c’è da sempre e dove noi vogliamo andare. Bova fa parte di questo percorso, di questa direzione che noi abbiamo intrapreso già da anni, per una Calabria che vuole raccontarsi ed essere raccontata nella verità di quello che essa rappresenta».
Maduli ha poi tracciato la storia di LaC, raccontando come l’emittente sia nata non solo per dare voce alla Calabria, ma per creare uno spazio dove i giovani calabresi potessero esprimere le loro potenzialità, senza essere costretti a emigrare:
«Il lavoro che LaC sta facendo in questa regione da diversi anni è molto importante. LaC è Calabria, è Casa, è Contaminazione, è Condivisione, è Contenuti. Sono tutte lettere appartenenti a una grande lettera, che è la C e che la rappresenta».
La scelta del nome LaC, come ha spiegato, è stata simbolica: partire dalla C di Calabria, e lasciare che nel tempo il significato di questo progetto venisse costruito dalle persone che vi lavorano. «Quando mi è stato proposto di rilevare questa emittente del vibonese, che era in uno stato pre-fallimentare, la prima cosa che ho fatto è stata pensare al nuovo nome. Tutti quelli che mi erano stati proposti erano lunghissimi. Quindi ho detto: “Chiamiamola con una sola lettera, con la C di Calabria, ed il resto del nome lo costruiranno nel corso degli anni tutte le persone che lavoreranno a questo progetto”».
Bova, secondo Maduli, incarna perfettamente quella Calabria che merita di essere riscoperta e valorizzata. Il borgo grecanico rappresenta, infatti, uno degli epicentri culturali della regione, un esempio di come i luoghi minori possano raccontare una storia più ampia, universale, fatta di tradizioni millenarie e di sfide contemporanee:
«Io credo che questi borghi, se si riesce a metterli insieme, nel prossimo futuro, possano diventare un cinema all’aperto da consegnare ai giovani adulti che vivono all’estero e che si possono far rientrare qui. Ma soprattutto i calabresi dovrebbero prendere un impegno: che nella mappa dei propri viaggi, ci sia ogni anno un pezzo di Calabria».
Maduli ha poi lanciato un appello forte e chiaro alla comunità calabrese: riscoprire le proprie radici e le proprie bellezze, per farne un tesoro non solo per chi vive all’estero, ma anche per coloro che risiedono in Calabria e spesso non conoscono fino in fondo le ricchezze del loro territorio. «È grave – ha detto – che una buona parte dei calabresi non abbia cognizione che ci sono borghi in Calabria che valgono un’intera nazione».
La sua riflessione ha abbracciato un’idea di Calabria come terra delle certezze, non più legata a un futuro incerto o al rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere. Una terra che si riappropria della sua grandezza, delle sue risorse umane e della sua storia, in un’ottica di crescita condivisa e di progetti di lungo termine. «Non dirlo, non trasmettere questa grandezza – ha concluso – vuol dire che non siamo consapevoli delle scelte che facciamo. Non dobbiamo più lavorare con il “se”, ma con le certezze: noi siamo certi di essere qui, siamo certi che qui c’è valore e noi questo valore vogliamo farlo crescere e portarlo avanti negli anni».
Bova una vera e propria «roccaforte grecanica»
Durante la giornata, è intervenuto anche il Sindaco di Bova Santo Casile, che ha sottolineato il significato dell’evento per la comunità locale e l’importanza della valorizzazione delle minoranze linguistiche. Casile ha parlato con orgoglio della storia grecanica del borgo, che ancora oggi mantiene viva la lingua greco-antica. «Bova con la sua storia antichissima rappresenta una roccaforte grecanica, dove generazioni, dai più anziani ai più giovani, continuano a parlare un dialetto legato al greco antico. La lingua è uno strumento di identità culturale e, come tale, va tutelata e promossa».
Casile ha evidenziato come la promozione del patrimonio linguistico e culturale di Bova debba passare attraverso eventi come “La Notte delle Stelle”, che attirano attenzione mediatica e pubblico, contribuendo a far conoscere e apprezzare le radici grecaniche:
«In queste due giornate abbiamo parlato della valorizzazione del patrimonio culturale della nostra area grecanica attraverso eventi letterari, artistici e mostre. L’obiettivo è attrarre l’interesse del pubblico e dei visitatori, promuovendo una Calabria consapevole delle proprie risorse».
Le minoranze «un patrimonio da valorizzare»
Il Vicepresidente del Corecom Calabria, Mario Mazza, ha posto l’accento sull’importanza di proteggere e valorizzare le minoranze linguistiche calabresi, un patrimonio unico nel contesto nazionale e internazionale. Mazza ha ricordato come la Calabria possa vantare una ricchezza culturale che poche altre regioni italiane possiedono:
«Le minoranze linguistiche rappresentano un valore aggiunto alla nostra cultura. È doveroso che queste identità locali non vengano considerate marginali, ma che si lavori attivamente per la loro valorizzazione. Dobbiamo riscoprire l’orgoglio di essere calabresi, di essere parte di una terra ricca di storia e di tradizioni millenarie».
Mazza ha sottolineato il ruolo cruciale del Corecom Calabria nel promuovere la conoscenza e la tutela delle minoranze linguistiche, attraverso iniziative come il Premio Tutela e Valorizzazione delle Minoranze Linguistiche Calabresi, istituito proprio durante l’evento. Ha inoltre lanciato un appello per una maggiore sinergia tra istituzioni e comunità locali, affinché la valorizzazione delle minoranze linguistiche sia un impegno condiviso. «Non dobbiamo avere una visione localistica di quella che è una grande storia come quella delle minoranze linguistiche. Esse sono parte del nostro patrimonio culturale e meritano di essere riconosciute e valorizzate a livello nazionale e internazionale».
Alessandro Massimilla: «Il cinema in Calabria deve partire dalla nostra terra»
La giornata ha visto anche la partecipazione di Alessandro Massimilla, attore protagonista del cortometraggio “Mi chiamo Bila”, presentato durante l’evento. Massimilla ha parlato dell’importanza di realizzare cinema in Calabria, sottolineando come la regione abbia tutte le potenzialità per diventare un centro di produzione cinematografica, anche con risorse limitate.
«Il cinema in Calabria – ha detto – anche se a basso budget, può essere realizzato. Tutto deve partire dalla nostra terra. Qui c’è tanta creatività, tanta voglia di raccontare storie, e Bova, con la sua storia millenaria e la sua bellezza, è il luogo ideale per farlo».
L’attore ha poi riflettuto sull’esperienza personale di girare un film in Calabria, evidenziando come sia stata un’occasione di crescita, non solo professionale, ma anche umana. «Questa esperienza mi ha insegnato molto, non solo a livello etico e morale, ma anche riguardo all’importanza di raccontare storie che nascono qui. Il razzismo e l’indifferenza sono temi che toccano tutti, e raccontarli attraverso il cinema è uno dei modi più potenti per far emergere la bellezza e la complessità della nostra regione».
Un futuro da scrivere insieme
La seconda giornata de “La Notte delle Stelle” ha dimostrato come eventi culturali possano fungere da ponte tra tradizione e innovazione. L’evento, diretto con caparbietà e passione dal giornalista Franco Laratta, ha lanciato un messaggio forte: la Calabria non deve più essere vista come una terra di speranze vane, ma come una terra di certezze, una regione che sa dove vuole andare, che conosce il suo valore e che punta a crescere attraverso la cultura, l’arte e la condivisione di saperi.