II museo archeologico nazionale di Reggio Calabria è uno dei più emblematici della Magna Grecia. Esso raccoglie reperti provenienti dalla Calabria tutta e in particolare dalle colonie della Calabria, tra le quali spiccano naturalmente quella di Reggio, quella di Locri, Crotone.
Il piano terra, che ospita la sala dei Bronzi di Riace, si pregia di esporre anche uno dei reperti più identitari dell’antica area urbana della città, ossia il Kouros di Reggio.

La peculiarità del reperto reggino

«Il Kouros rappresenta una tipologia scultoria greca del maschio e consiste nella raffigurazione di ragazzi nudi e stanti.

Probabilmente il Kouros di Reggio, risalente al VI secolo a.C. e di cui non si conosce il preciso contesto di rinvenimento, rappresenta, nello specifico il Dio Apollo. Sebbene non si siano conservate le braccia, dalla loro posizione intuiamo che dovevano reggere degli attributi tra i quali sicuramente l’arco caratteristico del Dio.

Il Kouros di Reggio è realizzato in marmo greco ed è caratterizzato anche dalla policromia, come si può vedere dai capelli. Ciò testimonia come il mondo greco fosse in realtà un mondo che conosceva il colore». È quanto spiega l’archeologa del museo di Reggio, Martina D’Onofrio.

Il marmo pario e le policromie


Il Kouros di Reggio ha un’altezza di circa 90 cm. Esso è realizzato, infatti, in marmo pario (lychnites), ossia una varietà di marmo bianco a grana fine particolarmente pregiato, proveniente appunto, dalle cave nell’isola di Paros in Grecia.

Nonostante la provenienza del marmo, è possibile che sia opera di un’artista operante in Magna Grecia, presumibilmente a Reggio.


L’immagine del Kouros di Reggio è stata inizialmente accostata a quella di un giovane atleta e la statua ritenuta a carattere funerario (come segna­colo di una tomba) oppure cultuale (ex-voto in un santuario). Di recente è stata avanzata l’ipotesi che si possa trattare della raffigurazione di Apollo.

«In genere la rappresentazione della figura maschile è una raffigurazione in qualche modo ideale, generica, quindi che non rappresenta necessariamente un personaggio specifico. Rappresenta cioè un ideale maschile, un cittadino con fisicità atletica, in cui la bellezza estetica è anche bellezza etica. In certi casi veniva utilizzata anche per rappresentare un personaggio specifico, come il dedicante in una forma non ritrattistica ma sempre ideale oppure la divinità stessa a cui la statua veniva offerta. Quest’ultimo è il caso del Kouros di Reggio probabilmente raffigurante il dio Apollo», conclude l’archeologa del museo Martina D’Onofrio.