mercoledì,Maggio 22 2024

Aeroporto dello Stretto, Sacal scarica le perdite anche sul Tito Minniti: ecco cosa ha fatto finora per Reggio

Bilancio approvato all’unanimità da Regione Calabria, Fincalabra spa, Comune di Lamezia Terme, Camera di commercio di Cosenza: difficoltà ad attrarre vettori affidabili

Aeroporto dello Stretto, Sacal scarica le perdite anche sul Tito Minniti: ecco cosa ha fatto finora per Reggio

Sacal, la società che gestisce i tre aeroporti calabresi di Crotone, Lamezia Terme e Reggio Calabria ha approvato il suo bilancio.

L’ok è arrivato in occasione dell’assemblea ordinaria dei soci, alla quale hanno partecipato Regione Calabria, Fincalabra spa, Comune di Lamezia Terme, Camera di commercio di Cosenza. Un’ampia maggioranza che ha superato il 73% del capitale sociale e che ha approvato all’unanimità il documento contabile. Una maggioranza in cui continua a non essere rappresentata, e dunque a non avere voce in capitolo, la città di Reggio Calabria dove insiste uno dei tre scali gestiti dalla società. Scalo al quale, unitamente a quello di Crotone, viene imputata, seppure in concomitanza con altri fattori, la mancata riduzione delle perdite rispetto alle attese.

L’esercizio 2022 chiude con perdite di quasi due milioni e mezzo di euro. Cifra considerevole che nelle conclusioni di Sacal subisce un ridimensionamento se rapportata a quelle attese che ammontavano a quasi il doppio (oltre 5milioni e mezzo di euro).

Dunque Sacal asserisce di essere riuscita a porre i giusti correttivi. Il percorso, tuttavia, è stato frenato «dallo stanziamento per fondo rischi, in particolare per la insolvenza della compagnia Blue air, dall’aumento dei costi energetici durante il 2022, dai costi per incentivi al traffico aereo legati alla stipula di contratti da parte del precedente organo amministrativo». E poi anche dalle «difficoltà ad attrarre vettori affidabili sugli scali di Reggio Calabria e Crotone». Difficoltà che incombono, con le altre, compromettendo la riduzione ulteriore delle perdite. Due aeroporti con pochi passeggeri, le cui perdite hanno consentito a Sacal di chiedere nei mesi scorsi alla Regione una sovvenzione per il triennio 2021-2023.

Cosa è stato fatto per lo scalo di Reggio?

Ma cosa si è fatto per superare queste difficoltà ad attrarre voli nel 2022?  Ciascuno degli attori ha le sue competenze e questo è indiscutibile. Se la situazione è, tuttavia, in stallo la responsabilità non risiede da una parte sola.

Tuttavia attribuire alle difficoltà di attrarre vettori affidabili anche a Reggio, il peso di una mancata riduzione delle perdite della società di gestione ci fa interrogare su cosa Sacal abbia concluso in questo anno di attività proprio con riferimento allo scalo di Reggio.

Rispetto agli impegni assunti anche pubblicamente, il quadro non è ricco di attività che abbiano dato ad oggi i risultati annunciati. Oltre qualche iniziativa di marketing turistico, stanti un aeroporto ancora in attesa di quegli interventi di riqualificazione solo in parte avviati e della verifica delle procedure che avrebbero dovuto mitigare l’impatto delle restrizioni insistenti sullo scalo e il persistente obbligo di addestramento dei piloti, ciò che abbiamo tristemente registrato sono mesi di interlocuzioni per tre bandi con gli oneri di servizio pubblico andati deserti. Tre bandi per nuove destinazioni verso Torino, Bologna e Venezia, rimaste solo annunciate.

Un flop a seguito del quale tanto la Sacal quanto la Regione hanno ritenuto di non rendere nota alcuna analisi o intenzione, nonostante i fondi stanziati e inutilizzati e le attese manifestate al cospetto di tutta la popolazione reggina.

Gestione unica, gestione autonoma o gestione esclusiva?

La gestione unica di tre aeroporti presuppone, da parte della Regione, il riconoscimento di questa modalità come quella ideale per assicurare una vita in salute a tutti e tre gli scali. Eppure, evidentemente, più di qualcosa non sta andando nella direzione giusta.

E, infatti, c’è già chi, come Pasqualina Ventura di Exit Calabria, in base alla narrazione della Sacal, vede negli scali di Reggio e Crotone dei limiti allo sviluppo di quello Lamezia. E non sarà l’unica. «La stessa Sacal ha ammesso che la perdita avrebbe potuto essere ancora dimezzata se non fosse stato per le difficoltà riscontrate negli altri due scali di Reggio e Crotone. A questo punto la domanda sorge spontanea, cui prodest?

Il sistema aeroportuale non è un settore sociale. Qui come in altri ambiti valgono determinate regole anche se la società di gestione è a maggioranza pubblica. Ogni scalo, cioè, deve camminare con le proprie gambe se proprio, in una regione con tanti problemi come in Calabria, vogliamo fare sfoggio di ben tre aeroporti. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Ancora nulla è stato aggiornato riguardo alla costruzione della nuova aerostazione a Lamezia Terme», sottolinea ancora in una nota, Pasqualina Ventura di Exit Calabria.

Dunque se qui a Reggio spirano venti di autonomia da Sacal, che avrebbe tradito le attese della città, altrove si invoca una gestione pubblica esclusiva per Lamezia, in modo da consentire allo scalo internazionale di essere l’unico a prosperare e a servire tutta la regione.

Il flop dei bandi e il silenzio

Per capire cosa l’attuale gestione unica dei tre scali riservi, da mesi ormai cerchiamo di capire cosa si stia facendo in Cittadella per riattivare quei fondi e quella procedura che, a dire di Enac, necessita di “impulsi dal territorio” per ripartire. Ma di nessun segnale abbiamo avuto notizie. Mentre sono in corso da mesi interlocuzioni non meglio specificate, un’altra estate è arrivata. Con essa un’altra stagione turistica sfumata e un’altra ondata di rientri a casa che sceglierà un altro aeroporto con i prezzi più accessibili o un altro mezzo. Un’altra estate e con essa anche l’alibi a rinviare tutto al prossimo autunno.

Insomma, le perdite in Sacal non si riducono come atteso ma si guarda comunque avanti perchè nel complesso sono stati conseguiti, a dire della società, «risultati significativi mantenendo e rilanciando l’impegno e gli sforzi compiuti per assicurare l’apertura di tutti e tre gli aeroporti calabresi». Sforzi per tenerli tutti aperti. Fino a quando saranno compiuti questi sforzi. Ma soprattutto perché si ha l’impressione che non si faccia abbastanza per fare in modo che questi sforzi non siano più necessari.

Offerta volativa rimasta minima

L’aeroporto di Reggio conta sui due voli giornalieri per Roma e Milano Linate. Voli che Sacal ha blindato con un accordo con Ita per dare vitalità allo scalo e garantire un minimo di collegamenti giornalieri. Ma questa condizione avrebbe dovuto rappresentare la base di un’offerta volativa che avrebbe dovuto essere incrementata. Essa invece è rimasta minima. Nessun ulteriore volo. Eppure tutto scorre come se invece i risultati ci fossero stati.  

Sacal dichiara, altresì, che «è stato previsto il cronoprogramma di realizzazioni infrastrutturali, caratterizzato dall’autonomia energetica e dalla sostenibilità ambientale ed un piano di attrazione ed incentivazione di nuovi vettori aerei sia su Reggio Calabria che su Crotone e Lamezia Terme». Con tutto il dovuto rispetto, sono promesse che qui a Reggio abbiamo già sentito. E se le questioni ostative a che questi cronoprogrammi siano concludenti sono quelle dei coefficienti di riempimento dei voli e dell’assenza dei servizi in città, poniamo umilmente a servizio delle semplici osservazioni.

Voli mezzi vuoti o mezzi pieni

In merito ai voli mezzi vuoti da Reggio, dati alla mano, mettendo a confronto i voli da Lamezia Terme e Reggio Calabria e Milano Linate, nel 2022 dalla città dello Stretto hanno viaggiato quasi 127mila passeggeri a fronte di quasi 200mila posti con un coefficiente di riempimento (Load factor) del 64%. Da Lamezia, aeroporto internazionale, i passeggeri non hanno raggiunto i 150mila a fronte di 225mila posti, dunque con un coefficiente del 66%. Il 64% a Reggio e il 66% a Lamezia. Non si tratta di un paragone tra scali, che dovrebbe tenere conto anche di altri fattori e che, comunque, neppure si pone dal momento che le vocazioni dei due aeroporti sono diverse e per nulla in conflitto sul territorio regionale calabrese.

Si tratta solo di riconoscere che le percentuali sono anche il frutto delle scelte che compiono le persone che utilizzano anche il treno e altri mezzi tanto nello scalo definito in perdita come Reggio come in quello internazionale di Lamezia. Percentuali che, per quanto numericamente vicine, per chi gestisce e per chi deve investire hanno ovviamente un peso diverso dove non vi sono altri voli che possano compensare.

Discutere per risolvere

Sul fronte dei servizi, nessuno mette in dubbio che siano aspetti di fondamentale importanza, che vi siano delle forti carenze che, come tali, debbano essere argomenti validi di confronto e discussione. Sarebbe però il caso di discuterne appositamente e allo scopo di risolvere. Reggio può e vuole volare e deve poterlo fare. Ognuno faccia tutto quanto è chiamato a fare perché ciò avvenga.

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