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Non solo grande orgoglio, emozioni e spettacolo. Per Reggio Calabria il passaggio delle Frecce Tricolori è stato un momento per riflettere in mondo finalmente concreto sulle sorti dell’aeroporto Tito Minniti.
La politica e il guinzaglio corto
Parliamoci francamente. Tenuto al guinzaglio, soffocato e umiliato anno dopo anno. Forse questa situazione è comoda per continuare a fare sterile propaganda politica sulle spalle dei reggini e di tutta Reggio Calabria? Siamo arrivati a porci questa domanda dopo aver intervistato, ascoltato e contestualizzato tante testimonianze arrivate da chi rappresenta le massime cariche dello Stato in settore di aviazione. Generali e piloti dell’Aereonautica Militare hanno trovato un aeroporto a prova di Frecce Tricolori. Ben 11 velivoli militari si sono alzati in volo contemporaneamente dalla pista del Tito Minniti ma per un volo di linea sembra tutto estremamente complicato. Parliamo ancora di limitazioni che hanno, fino ad oggi, reso questa struttura serva di giochi di potere e prestata alle facili promesse di turno.
E a pagare, come sempre, sono i reggini che per partire o tornare a Reggio sono costretti a fare acrobazie, e non di certo quelle a cui abbiamo assistito in questi giorni, o a prezzi esorbitanti per poche ore di volo.
Gli sport aerei
E lo hanno confermato Generale e piloti dell’aeronautica che il potenziale di questo aeroporto esiste e può solo crescere. Per non parlare dell’aspetto, fino ad ora totalmente sottovalutato, degli sport e le discipline aeree. Un vasto mondo che aprirebbe sull’aeroporto e su tutta Reggio un indotto che potrebbe risollevale le sorti della città. Una Reggio non più irraggiungibile e senza alcuna offerta legata al suo aeroporto.
Una città, invece, proiettata al futuro con voglia di crescere. È questo il messaggio che la scia del tricolore avrebbe dovuto lasciare dentro ogni reggino. Insieme all’orgoglio di essere italiani dovrebbe crescere la voglia di riscatto. Un sentimento di rivalsa che consenta di mettere fine alle assurde logiche politiche che fino ad oggi hanno tenuto sotto scacco l’aeroporto e con lui l’intera città. Una città che vuole volare se non le si continuassero a tarpare le ali.

