Tutti gli articoli di Reggina
PHOTO
di Francesco Trimboli – Massimo Italiano, presidente della Nuova Igea Virtus, ci racconta il sogno di un piccolo club che non si arrende e lotta con le grandi del calcio meridionale. Con una passione radicata nella tradizione e un progetto ambizioso, il presidente della squadra siciliana ci parla della sua visione e dell’emozione di affrontare squadre storiche come la Reggina.
Massimo, qual è la motivazione che l’ha spinta ad investire nel mondo del calcio?
«Il calcio è una passione che ho sempre avuto, ma non è solo il sogno di un uomo a spingere il progetto Igea Virtus. Siamo un gruppo coeso di sei persone con una visione condivisa. Vogliamo costruire qualcosa di solido, non essere una squadra di passaggio. L’obiettivo è sviluppare un settore giovanile che diventi un punto di riferimento nei prossimi due anni, e tra tre o quattro anni arrivare in Lega Pro. La nostra ambizione è ora.»
Come è cambiato il calcio e quale impatto ha avuto sul suo modo di fare presidente?
«Il calcio è cambiato molto. Lo vivo da quasi 30 anni, tra calciatore, dirigente e ora presidente. Un tempo bastava il rapporto diretto con il calciatore, ora ci sono troppi intermediari. Gli atleti sono pedine in mano a terzi. In alcuni momenti, ho pensato di mollare tutto, perché il sistema è diventato troppo distante dalla passione che il calcio suscitava un tempo.»
Quali sono le difficoltà quotidiane nella gestione di una squadra come la sua?
«Le difficoltà economiche sono enormi, soprattutto a livello provinciale. Una volta, l’amministrazione locale ti aiutava, oggi ogni spesa è un peso. Non solo sul campo, ma anche fuori, bisogna lottare per garantire la sostenibilità del progetto.»
Qual è la sua visione per l’Igea Virtus nei prossimi anni?
«La nostra visione a lungo termine è solida. Non siamo qui per fare un paio d’anni di Serie D e sparire. Puntiamo ad uno stadio di proprietà e a un progetto che garantisca continuità. Stiamo lavorando con il comune per una gestione di almeno 15 anni. La nostra ambizione è dare a Barcellona Pozzo di Gotto il calcio che merita: professionistico.»
Quali sono le difficoltà del calcio di provincia e come si concilia il sogno con la realtà della Serie D?
«Il calcio di provincia è una lotta continua, con pochi sponsor e una crisi di fiducia generale. Una volta c’erano imprenditori disposti ad investire, oggi è tutto più difficile. Ma non ci fermiamo, la nostra missione è portare l’Igea a livelli più alti, e ci vuole pazienza, determinazione e coraggio.»
La Reggina è una delle realtà più solide del calcio meridionale. Come vede questa squadra?
«La Reggina è una squadra forte, con una tradizione straordinaria. Affrontarli è un onore, e non vediamo l’ora di sfidarli con tutta la grinta possibile. Ogni partita contro una big come la Reggina è un’occasione di crescita per noi.»
Il girone di Serie D quest’anno è equilibrato e ricco di sorprese. Come vede la competizione?
«Il campionato è entusiasmante e competitivo. Il Sambiase è una sorpresa, ma realtà come Siracusa, Reggina e Scafatese sono meglio attrezzate. Ogni partita può fare la differenza sia per le posizioni di vertice che per la salvezza.»
Come vede il sistema Serie D a livello nazionale?
«Il sistema Serie D è sbilanciato, con gironi troppo differenti e troppe squadre che smobilitano a gennaio. La Serie D andrebbe rivista per garantire maggiore competitività e per valorizzare il campionato in modo più equilibrato.»
Cosa significa giocare al Granillo contro la Reggina, un tempio storico del calcio?
«Giocare al Granillo è un’emozione unica. È un tempio del calcio, e per noi è un onore essere lì. Non vedere la Reggina in Serie A è una ferita per il calcio calabrese, ma per noi è un’occasione di dimostrare il nostro valore. Se riuscissimo a fare risultato, sarebbe come battere la Juventus. È il sogno che stiamo vivendo.»
Dopo il girone di andata, qual è l’ambizione dell’Igea Virtus per la seconda metà di stagione?
«L’obiettivo è la salvezza. Dobbiamo raggiungere i 42 punti il prima possibile, e una volta ottenuta la salvezza, se c’è la possibilità, alzeremo l’asticella per lottare per obiettivi più ambiziosi. Ma la priorità è restare con i piedi per terra.»
Cosa serve per portare l’Igea al livello successivo?
«Serve continuità. Siamo vicini ai playout, quindi la priorità è allontanarci da quella zona. Servono quei 5-6 punti che ci farebbero stare meglio in classifica. Inoltre, abbiamo bisogno di un grande imprenditore che ci aiuti a fare il salto di qualità.»
Il cambio di allenatore porterà benefici alla squadra?
«Il cambio di allenatore può portare nuova energia. Speriamo che anche quest’anno l’effetto sia positivo, come è accaduto lo scorso anno. A volte è proprio il cambiamento che riesce a dare quella scossa che manca.»
Cosa manca al calcio moderno per ritrovare la passione dei “vecchi tempi”?
«Il calcio moderno è dominato dai soldi, e la passione è stata in parte soffocata dalla ricerca del profitto. Il calcio dilettantistico ha ancora quella passione genuina. Servono stadi moderni che invogliano la gente a tornare, senza però perdere l’anima del gioco.»
Che tipo di rosa ha la Nuova Igea Virtus?
«Penso che la nostra rosa sia da quinto o sesto posto. Ma alla fine, dipende sempre dalle dinamiche del campo. Siamo pronti a lottare e a vedere dove possiamo arrivare.»
Il sogno di Massimo Italiano per la Nuova Igea Virtus è chiaro: costruire una realtà solida che possa competere con le grandi del calcio meridionale. Nonostante le difficoltà, il presidente è determinato a puntare sulla crescita, sull’ambizione e sulla passione. La partita al Granillo è un’opportunità irripetibile per una piccola squadra come l’Igea, e la strada verso la Lega Pro è aperta, fatta di sacrifici e di un sogno che non si arrende mai.

