di Lorenzo VazzanaC’è un tempo sospeso nel viaggio tra le due sponde, un attimo in cui tutto sembra immobile, eppure tutto sta cambiando.

C’è qualcosa di unico nel passare lo Stretto di Messina. È un rito, un istante di sospensione in cui il viaggio diventa attesa, riflessione, dialogo silenzioso con l’infinito.

Le sedute vuote, il rumore del mare che accompagna i pensieri, la linea dell’orizzonte che si avvicina lentamente. Chi parte? Chi torna? Lo Stretto non risponde, accoglie e lascia andare, spettatore immutabile di migliaia di storie che ogni giorno lo attraversano.

C’è chi su questo traghetto chiude un capitolo e chi ne apre un altro. Chi lo percorre ogni giorno senza più farci caso e chi, invece, sente il peso di ogni miglio. Per alcuni è casa che si allontana, per altri è casa che si avvicina. Ma per tutti, per un attimo, è un frammento di mondo in cui si galleggia tra ciò che è stato e ciò che sarà.

Le onde continuano a disegnare il tempo, le città si specchiano nell’acqua, e quel tragitto di pochi minuti rimane sempre qualcosa di più di una semplice traversata. Perché lo Stretto di Messina non è mai solo un passaggio. È un confine che unisce, è una linea d’acqua che custodisce sogni, partenze e ritorni.