di Lorenzo Vazzana – C’è un momento preciso, sospeso tra luce e ombra, in cui il cielo diventa blu e il tempo sembra fermarsi. È l’“ora blu”, quella che avvolge Reggio Calabria in una calma profonda. Le colonne di “Opera”, slanciate e leggere, sembrano dialogare con il cielo mentre si fondono con i rami degli alberi e l’infinito. In primo piano, la ringhiera del lungomare, simbolo intimo e familiare, segna il confine tra terra e sogno. Per chi è cresciuto qui, quel ferro battuto è più di un elemento urbano: è il ricordo delle estati, delle passeggiate al tramonto, dei ritorni a casa. In lontananza, Messina osserva silenziosa, complice discreta oltre lo Stretto. In questa luce rarefatta, tutto parla di bellezza, nostalgia e identità. E ci si sente, anche solo per un attimo, nel posto giusto. A casa.