venerdì,Aprile 19 2024

No, non ce li meritiamo i Bronzi

Tutto il mondo ci invidia i Guerrieri. Ma il cinquantenario rischia di essere un flop

No, non ce li meritiamo i Bronzi

Reggio è nel cuore del Mediterraneo, ma solo dal punto di vista geografico. Da quello politico, economico, sociale e culturale, purtroppo, è solo periferia d’Europa, del Paese, perfino della già periferica Calabria. La città ha la possibilità di rialzare la testa e prendersi il posto che storicamente non ha mai avuto, ma continua a perdere occasioni, a fallire gli appuntamenti decisivi. Il cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace è uno di questi.

I Guerrieri sono forse le uniche “cose” che il mondo davvero ci invidia. Inutile ripetere quel che tutti sanno, e cioè che le due statue, a New York come a Londra, ad Amsterdam come a Berlino, a Roma come a Milano, sarebbero davvero valorizzate in quanto opere d’arte irripetibili, attirerebbero centinaia di migliaia di visitatori ogni anno, conferirebbero lustro e soldi e bellezza, tanta bellezza. Noi reggini, noi i calabresi, del tutto giustamente, difendiamo i Bronzi e non recediamo dalla volontà di non farli muovere da qui, né ora né mai, nemmeno per quei più volte proposti tour internazionali a tempo, ché ci vuol poco a non restituire – e ad addurre motivazioni istituzionali formalmente ineccepibili – capolavori dell’arte di tale incommensurabile valore. Epperò dobbiamo dircelo, e ripetercelo ogni giorno, che no, i Bronzi non ce li meritiamo. Non li merita Reggio, non li merita la Calabria.

Per anni li abbiamo tenuti distesi sulla schiena in un anfratto, delimitato dal plexiglas, del Consiglio regionale, custoditi non da curatori esperti o da critici d’arte di fama internazionale, ma da attempati e annoiati dipendenti pubblici con le camicie quadrettate e a mezze maniche, concentrati a fare il cruciverba mentre qualche tedesco o giapponese, arrivato a Reggio per puro spirito d’avventura e di scoperta, chiedeva in inglese – quindi senza ottenere risposta – qualche informazione su quelle meraviglie supine e abbandonate. L’anno dei Bronzi, il cinquantesimo da quel fortunato ritrovamento nel mare di Riace, non era mica inatteso. Eppure, chi avrebbe il dovere di celebrare al meglio questa ricorrenza si sta comportando così, come se l’anniversario fosse piombato dall’alto all’improvviso, senza avvertire nessuno.

Siamo entrati nel quarto mese del 2022, ma ancora non si sa quali siano gli eventi in programma, quale tipo di campagna di marketing verrà avviata, quante partnership economiche potranno essere messe in piedi, che tipo di pacchetti turistici saranno proposti per attirare visitatori italiani e stranieri e dare così senso e concretezza all’anniversario. Il “Comitato di coordinamento interistituzionale” si è insediato solo una settimana fa, peraltro non a Riace, o nel Museo nazionale o in uno dei tanti palazzi storici di Reggio, ma nella burocratica Cittadella di Germaneto. Perché quando si pensa ai Bronzi viene subito in mente Catanzaro, no?

Scelte logistiche a parte, siamo fuori tempo massimo, e la reggina Giusy Princi, vicepresidente della Regione e coordinatrice di tutte le attività legate al 50°, dovrebbe prima ammetterlo e poi accelerare le operazioni per cercare di realizzare qualcosa di dignitoso nei mesi che rimangono. Le premesse non lasciano ben sperare. A partire da quelle economiche: la stessa Regione che ha speso circa un milione e mezzo di euro per finanziare il corto (durata: 5 minuti) di Gabriele Muccino – una pubblicità regresso zeppa di stereotipi, congiuntivi sballati e inesattezze assortite – ai Bronzi ha destinato solo tre milioni per un «programma nazionale e internazionale» che, nelle intenzioni, si svolgerà per tutto il 2022.

Una miseria, anche se Princi ha avuto l’ardire di propagandare le «cospicue risorse» messe in campo dalla Regione per il sostegno a un piano «molto ambizioso e di ampio respiro». Infatti è ancora tutto da scrivere. Non è meno tragicomica l’iniziativa della Città metropolitana di Reggio, guidata dal centrosinistra orfano del sindaco Giuseppe Falcomatà e oggi rappresentato da un reggente, Carmelo Versace. E cosa ha fatto il ff? Ha creato una sorta di comitato parallelo al lavoro su un «programma unico» e finora capace solo di riferire che sono «emersi diversi spunti progettuali» sugli eventi da sviluppare «da qui alle prossime settimane».

Quanto al sindaco di Riace, il simpatizzante leghista Antonio Trifoli, noto per essere il successore di Mimmo Lucano più che per il suo impegno a favore dei Bronzi, ha deciso di uscire dal silenzio solo per specificare di non aver mai preso parte al tavolo di Versace e di preferire quello di Princi. Ecco, l’anniversario dei Bronzi può essere il pretesto per fare spicciole battaglie politiche di retroguardia, giammai per rilanciare Reggio e la regione.

Delude anche il pur preparato direttore del Museo nazionale, Carmelo Malacrino, che un giorno sì e l’altro pure si affanna a spiegare come le attività programmate per il cinquantesimo dei Guerrieri siano a rischio a causa della carenza di personale. Precisazioni che oggi, a primavera avviata, suonano come facili alibi da sbandierare quando il flop dell’anniversario sarà conclamato e qualcuno dovrà risponderne (forse).

L’approssimazione istituzionale che riguarda i Bronzi va a braccetto con l’attenzione e il coinvolgimento dei reggini rispetto alle celebrazioni delle loro opere simbolo: pari a zero. Sortiscono decisamente più interesse il destino sportivo della Reggina calcio (Serie B) e lo stato di salute delle società del suo presidente. Chi se ne frega, invece, di due statue che in altre e più accorte realtà sarebbero il primo motore sociale ed economico, oltre che culturale. No, non ce li meritiamo i Bronzi. E ha ragione da vendere quell’utente che sui social, di recente, ha scritto più o meno così: se le due statue prendessero vita improvvisamente, ci riempirebbero di cazzotti.

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