“Cu terremoti cu guerri e cu paci sta festa si fici sta festa si faci”. Mettiamola così: Non ricordo a memoria mia, nemmeno una volta in cui i reggini, oggi intransigenti sul versante della fede cattolica e in Maria Madonna della Consolazione, si sono occupati del curriculum dell’artista che si è esibito sul palco allestito per i festeggiamenti civili. E mi domando, perché hanno cominciato proprio oggi? Per la devozione nei confronti dell’Avvocata del popolo? Perché si sentono custodi della religione cattolica e dei suoi dogmi? O magari perché tutto è politica?

La Chiesa ultimamente sta entrando a gamba tesa su questioni di politica, chiamiamola interna, dall’autonomia differenziata appunto alla festa patronale reggina che, no, non è una sagra di paese, ma rimane una festa patronale. Religiosa e civile. È legittimata a farlo, dalla consuetudine, dalla nostra storia, dalla nostra debolezza nei momenti topici. Quando non si sa a quale santo votarsi, si guarda all’altissimo, ci si affida alla sensibilità di questo o quel Don Abbondio, buono solo quando serve, e si arriva anche a discutere di massimi sistemi in contrapposizione all’Arcivescovo, che vivaddio non è infallibile, come invece per i cattolici è il Papa. A volte però si esagera e si diventa più realisti del re, superando in integralismo – che addebitiamo di sovente all’Islam – anche il capo della chiesa locale. E per chi? Per uno che una decina di anni fa ha “bestemmiato” in rima? Troppo facile usare l’argomentazione di chi vuole smontare l’indignazione degli anti-Fedez parlando di grandi bestemmiatori sotto la Vara o di preti che non avrebbero titolo a stare dietro un altare. Ma purtroppo è così. Chi non ha peccato scagli la prima pietra. Poi, la devozione, il sentimento, la tradizione… quelle restano. Come il panino con la salsiccia che negli anni scorsi soprattutto è stato messo al centro della festa.

Insomma la polemica ci può pure stare, ma poi, come al solito, finisce per fare pubblicità a chi è identificato come il male assoluto. Bene dicono in tanti: se vuoi andare a sentirlo vai, altrimenti lo ignori. Il diritto di scegliere esiste da sempre.

Ciò che invece non si può ignorare è che la città – è un dato di fatto – vive una fase dai due volti: da una parte lo sprint di un’estate targata Ryanair che ha portato Reggio al centro di proficue rotte turistiche che – e si è visto in città – l’hanno valorizzata e rimessa in discussione per chi c’è stato e per chi non era mai venuto; dall’altra una stagione di ritardi, a volte imperdonabili che rischiano di vanificare tutto quanto di buono si è costruito, e non finito di costruire, riconsegnandoci in alcuni casi alla preistoria.

Ieri sono stati consegnati i lavori del Palazzo di Giustizia. Era ora che si ripartisse. Ma vogliamo parlare dei ritardi nella posa dei 30 metri di ponte che devono collegare il Parco lineare sud (praticamente finito da un pezzo) alla nuova zona Tempietto? Vogliamo parlare dei soliti lavori che ogni estate puntuali, a luglio, interessano il Lungomare di sopra, di sotto, di lato? E dei lavori mai eseguiti sul Ponte di Sant’Anna che comincia a perdere pezzi? Magari non cadrà, ma allora perché non spiegare perché una parte è inibita ormai da anni senza spiegazioni esaustive?

Vogliamo ricordare la chiusura della Curva Sud perché ci si è dimenticati di mettere in sicurezza il settore con lavori abbondantemente avviati per la nuova piscina comunale? E possiamo non ricordarci del capitolo “scuole sicure” che a quasi un anno di distanza dal caso Pythagoras, e non solo, ha colto tutti di sorpresa con la chiusura di nove plessi scolastici con le soluzioni trovate in zona cesarini tra le polemiche di genitori e addetti ai lavori? Possiamo dimenticarci anche il blocco dei “buoni libro” che in questi giorni sta preoccupando tante famiglie anche per un caro libri che sembra non volersi arrestare?

È vero che da noi l’estate (reggina) ogni anno sembra cominciare almeno un mese dopo le altre città, ma i problemi sono sempre gli stessi. Come l’ormai famigerata “delibera di ferragosto”. La Commissione Controllo e garanzia fa il suo lavoro. Indaga, spulcia, avanza ipotesi, istillando più di un dubbio nella cittadinanza a cui si racconta di diserzioni, tecnicismi inutili e vacuità nelle risposte della parte amministrativa.

Sarebbe forse il caso che di questa vicenda si spiegasse per bene, per filo e per segno, ogni sua piega, anche perché sembra essere l’unico episodio in cui i ritardi siano stati cancellati in un amen e in un giorno di festa. Particolare di non poco conto è che la protagonista, nel bene e nel male, è l’amministrazione comunale. A cui spetta l’onere della trasparenza e della verità. Servirà ad entrambe le parti.

Insomma, non ritardiamo ancora… Maria ci guarda.