martedì,Febbraio 18 2025

Montebello Jonico e la leggenda della Chioccia dalle uova d’oro della rocca di Sant’Elena

Un nome femminile legato a tante storie e leggende come quella della roccia che si chiama con la piccolissima frazione che domina, come quella dell'imperatrice che nel 326 d.C. trovò la Croce di Cristo e che la Chiesa celebra il 18 agosto

Montebello Jonico e la leggenda della Chioccia dalle uova d’oro della rocca di Sant’Elena

«Le pietre sono magiche, nascondono e custodiscono tesori, simboleggiano ricchezza. Tutte le storie dei tesori nascosti sono collegate a rocce o a sassi dal potere magico. Nella Rocca di Sant’Elena a Montebello Ionico, secondo una leggenda diffusa in molte parti della Calabria e del Mediterraneo, vi era
la chioccia dalle uova d’oro. Un mostruoso serpente proteggeva il tesoro e teneva lontani dalle pareti rocciose gli uomini che volevano avvicinarsi». Scrive così l’antropologo calabrese Vito Teti ne “Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati” raccontando le storie e le leggende di cui sono scrigno le rocce in Calabria. Tra le pietre magiche narrate da Vito Teti anche la punta rocciosa, che ricorda proprio la cresta di un gallo e che domina Montebello Jonico, nel cuore della valle grecanica, nel reggino: la Rocca di Sant’Elena o di Santa Lena.

Una vita tra le campagne e le rocche

«È la prima cosa che vedo appena apro la finestra della casa in cui sono nata, dove sono cresciuta e dove ho sempre vissuto. Qui mia nonna Margherita, prima, e mia madre Giuseppa, poi, mi raccontavano di questa rocca e della sua leggenda. Quei racconti mi risuonano dentro con un canto dolcissimo che mi richiama ogni volta che scendo a Montebello Jonico, come ho fatto qualche giorno fa per la processione della Madonna della Presentazione. Dopo la processione ho voluto subito tornare qui tra le campagne e le rocche dove sono cresciuta». Il racconto della signora Mela, che a ottobre compirà i suoi straordinari 80 anni, è allegro e generoso come lei. La signora Mela Foti vive nella piccola frazione denominata Sant’Elena come la Rocca che domina tutte le altre circostanti.

Bella e suggestiva questa roccia è meta di turisti, escursionisti e appassionati che ci arrivano soprattutto dal cosiddetto sentiero dell’Inglese, lo scrittore viaggiatore Edward Lear, dunque da Pentedattilo.

Una piccola frazione con il nome di un’imperatrice

La rocca, non a caso chiamata anche rocca Regina, ha il nome Sant’Elena Imperatrice, madre dell’imperatore romano Costantino noto per l’editto che rese libero il culto religioso, animata da una grande Fede, è considerata la protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi, invocata da chi cerca gli oggetti smarriti e in Russia si semina il lino nel giorno della sua festa.

È patrona degli archeologi. Ella, infatti, nel 326 d.C. scoprì la tomba e la Croce di Gesù. La chiesa la celebra nella giornata del 18 agosto. Nonostante il nome della Santa, la frazione di Sant’Elena con le altre del comune di Montebello, come Saline Joniche, Masella, Fossato Jonico, Stinò, Molaro e tante altre, celebra ormai da tempo la festa religiosa della Madonna della Presentazione il 15 agosto.

«La nostra comunità si riunisce ormai da tempo nel giorno di Ferragosto. Una festa molto sentita e condivisa da tutte e 54 le frazioni di Montebello Jonico», sottolinea la sindaca Maria Foti.

La frazione di Sant Elena conta una cinquantina di residenti di tutte le età. La nostra è una vita di comunità. Io sono originaria di Fossato. Qui vivo con mio marito e con i miei figli. Abbiamo il nostro frantoio oleario e siamo immersi nella natura e nella pace. In particolare la sera il paesaggio è magico. Dalla nostra casa vediamo tutta la valle, compreso il borgo Pendidattilo», racconta Domenica Tripodi, consigliera comunale di Montebello Jonico.

Il tesoro aureo annunciato in sogno

Tre le tante frazioni anche quella di Sant’Elena dove la storia della Santa, come anche quella della donna più bella dell’antichità da scatenare la guerra di Troia, cedono il passo alle leggende della Chioccia e dei pulcini d’oro comune ad altri luoghi calabresi e non solo.

«Mia nonna paterna Margherita e mia madre Giuseppa mi raccontavano sempre questa storia. Il tesoro aureo è stato da tanti cercato. Ma nessuno è riuscito a prenderlo. La leggenda – racconta la signora Mela – vuole infatti che quel tesoro non potesse essere trovato da chiunque. Il rinvenimento doveva essere annunciato in sogno. A mia nonna accadde ma, intimorita, andò con la sorella Maria. Non trovò il tesoro ma trovò solo terra. Mia nonna mi raccontava, infatti, che era necessario avventurarsi da soli, di notte, con una buona dose di coraggio per essere assaliti anche da un serpente. Qui ogni Rocca che mi circonda ha una storia e una sua leggenda.

Non vorrei vivere in alcun altro posto che non fosse questo dove sono cresciuta ascoltando i racconti di mia nonna e mia madre. Appena me ne allontano, sento subito la nostalgia. Qui vengono a trovarmi i miei tanti nipoti che adesso vivono a Milano. Non ci sono più tutti gli animali che c’erano una volta, quando di pastorizia si viveva e io raccoglievo olive e ghiande e coltivano la terra. Oggi, nonostante tutto sia diverso, io resto in mezzo alle mia campagne, ammirando le mie rocche dove spicca quella di Sant’Elena che tutti chiamano anche la rocca Regina. Di animali ne sono rimasti pochi tra le quali le mie galline».

La ricchezza dei racconti familiari orali


La signora Mela conclude così il suo racconto colorito raccontando del lavoro della terra, che oggi si è disperso e al cui ricordo lei resta legata. Un mondo bucolico che per lei è stato anche di fatica ma che resta di profondo orgoglio. Un mondo popolato dalle galline di cui ogni giorno si occupa. Un luogo che per lei, ancora oggi, resta popolato anche da quella gallina d’oro con i suoi pulcini che nessuno ha mai trovato.

Una gallina d’oro preziosa che nessuno ha mai posseduto veramente ma che ha arricchito questo luogo come la sua infanzia e la sua giovinezza. Una ricchezza per nulla solo leggendaria nella sua memoria dove ancora risuona la leggenda della Rocca di Sant’Elena e della Chioccia e dei pulcini d’oro, familiare come la voce di nonna Margherita e mamma Giuseppa.

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