Dalla realtà dei campi profughi palestinesi nel sud del Paese alla resilienza dei libanesi a Beirut, il viaggio diventa un’occasione di testimonianza e riflessione sulla necessità di pace e normalità. Dal Libano il racconto di un viaggio tra conflitti e speranze di Enzo Infantino

«Questo viaggio, come tutti gli anni in cui ci mettiamo in Libano, è stato importante e significativo» — così Enzo Infantino apre il racconto della sua ultima missione umanitaria, ospite del format A tu per tu. Anche quest’anno l’attivista si è recato in Libano per portare sostegno e ascolto alle popolazioni colpite da anni di tensioni e instabilità, in particolare ai rifugiati palestinesi che vivono nei campi profughi del sud del Paese.
Infantino descrive un Paese segnato da un conflitto che sembra non trovare tregua: «Ci siamo trovati ancora una volta in una condizione di guerra. Nel sud del Libano continuano i bombardamenti in alcune zone controllate da Hezbollah da parte dell’IDF, con purtroppo diverse vittime». Durante la missione, il gruppo ha visitato il campo profughi di Arracidie, nei pressi di Tiro, dove ha assistito al passaggio di caccia nei cieli e alle conseguenze dirette degli attacchi aerei.


Il racconto si sposta poi a Beirut, dove — nonostante la tensione — la vita quotidiana prosegue quasi normalmente. «I libanesi vivono il conflitto come una normalità — spiega Infantino — perché da decenni convivono con una condizione di precarietà bellica». Proprio nella capitale, la delegazione ha visitato le aree del sud di Beirut colpite l’anno precedente dai bombardamenti israeliani e il luogo in cui è stato ucciso Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah.


L’esperienza, come ogni anno, si è rivelata un momento di forte impatto umano e politico: «Abbiamo parlato con tante realtà libanesi che ci hanno espresso il desiderio che finalmente quel Paese possa tornare alla normalità».
Il viaggio di Enzo Infantino in Libano resta così una testimonianza viva delle ferite ancora aperte del Medio Oriente, ma anche della speranza — fragile e tenace — che un giorno il Libano e la Palestina possano conoscere la pace.