La fondatrice di Fare Eco racconta l’esperienza di un’associazione che, tra riparazioni, baratto e comunicazione sostenibile, promuove un nuovo modo di vivere la città. Dal “Caffè delle riparazioni” al gruppo Facebook Non si jetta nenti, una comunità di oltre 34mila persone che riscopre il valore del riuso.
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Un elettrodomestico che non funziona, un vestito da sistemare, una sedia da riparare. A Reggio Calabria, grazie a Fare Eco, nulla è più destinato al cassonetto. Ne parla Rossana Melito, fondatrice e presidente dell’associazione, ospite della nuova puntata di “A tu per tu” negli studi de ilReggino.it, sul corso Garibaldi di Reggio Calabria.
«Fare Eco è un’associazione ambientale che si occupa di economia circolare e comunicazione sostenibile, spiega Melito. Il nostro impegno è nella prevenzione dei rifiuti: riparare, riusare, ridurre. Tutto ciò che può essere aggiustato, non deve essere buttato».
Il “Caffè delle riparazioni”: oggetti che tornano a vivere
Da tre anni, ogni mercoledì pomeriggio, in via del Gelsomino si accende la piccola officina del “Caffè delle riparazioni”. Un appuntamento settimanale gratuito, dove chiunque può portare un oggetto rotto — un tostapane, una lampada, un ferro da stiro o un vestito — e ricevere aiuto dai volontari dell’associazione.
«Abbiamo riparatori e riparatrici che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze: chi si occupa di piccoli elettrodomestici, chi di informatica, chi di sartoria. In molti casi bastano pochi minuti per ridare vita a un oggetto», racconta Melito.
Tutto si svolge in un clima conviviale, tra un caffè e una chiacchiera: un modo per imparare, condividere, creare relazioni. «È una piccola comunità che cresce ogni settimana. Ci si aiuta, si scambiano conoscenze, si impara a guardare le cose in modo diverso. È un gesto concreto contro la cultura dell’usa e getta».
“Non si jetta nenti”: 34mila cittadini per il riuso
Il secondo grande progetto di Fare Eco è il gruppo Facebook “Non si jetta nenti”, nato quasi per gioco durante la pandemia e diventato in poco tempo una rete cittadina di oltre 34mila persone. Un luogo virtuale dove ogni giorno si scambiano, regalano e riutilizzano oggetti di ogni tipo: mobili, abiti, elettrodomestici, libri, giochi, ma anche strumenti musicali e articoli vintage.
«Abbiamo stimato di aver evitato circa una tonnellata di rifiuti in questi anni», spiega Melito. «Ogni oggetto donato è un risparmio collettivo: non finisce in discarica, non occupa spazio, non costa nulla al sistema di raccolta e soprattutto fa felice qualcun altro».
Il gruppo, diventato un punto di riferimento per i reggini, funziona su un principio semplice: gentilezza e rispetto reciproco. «Gestiamo ogni giorno la community per far rispettare poche regole base — racconta Melito —: chi dona deve avere cura di ciò che offre e chi riceve deve essere puntuale, educato, riconoscente. Donare è un atto di attenzione, non uno sfogo. È un gesto che costruisce fiducia e bellezza».
Lo swap party e il mercato del baratto
Dalle esperienze digitali a quelle dal vivo, Fare Eco ha contribuito a portare a Reggio pratiche già diffuse in altre città come gli swap party, eventi di scambio gratuito e di baratto. «In collaborazione con Manuela D’Abramo del negozio vintage “Used” abbiamo avviato gli swap party, dove si possono portare due o tre capi o oggetti e scambiarli con altri, in base a un piccolo sistema di colori che assegna valore. Sono occasioni divertenti e sostenibili, e la partecipazione cresce ogni volta».
Un’altra iniziativa molto seguita è quella del Redress Market, ideato da Natasha De Stefano, un mercatino dedicato al vintage e all’artigianato locale. «Accogliamo persone che vogliono rimettere in circolo indumenti, oggetti, creazioni artistiche. L’idea è sempre la stessa: dare nuova vita alle cose e sostenere chi produce in modo etico».
Ma quanto è pronta Reggio Calabria a fare questo salto culturale?
Melito non ha dubbi: «La città è sensibile, lo vediamo dalla partecipazione. Ma serve strutturare meglio le iniziative, creare luoghi fisici dedicati al riuso e al baratto. Esiste già il centro del riuso a Condera, ma non basta: servono spazi accessibili, condivisi, dove le associazioni possano collaborare».
Fare rete, per lei, è l’unica strada possibile: «A Reggio ci sono tante realtà che si occupano di ambiente, raccolta alimentare, beneficenza. Mettersi insieme è fondamentale, perché non ha senso lavorare divisi: l’obiettivo comune è ridurre i rifiuti e costruire una città più gentile».
La forza della comunicazione sostenibile
Il lavoro di Fare Eco si regge anche su una comunicazione curata e accessibile. «Siamo progettiste ambientali ma anche comunicatori», racconta Melito.
«Abbiamo scelto il nome “Fare Eco” proprio per sottolineare che vogliamo fare eco nel senso di far risuonare un messaggio. La comunicazione deve essere sostenibile, chiara, ironica, mai elitaria. Solo così si arriva davvero a tutti, dalla signora di sessant’anni al ragazzo che naviga sui social».
E in effetti Non si jetta nenti è diventato uno spazio dove si incontrano generazioni diverse, unite da un principio semplice: nulla si butta, tutto si trasforma.
Dietro ogni iniziativa c’è una filosofia precisa: «Educare alla gentilezza, anche online. Sui social vediamo troppo spesso commenti pieni di rabbia o superficialità. Noi cerchiamo di insegnare che donare e ricevere sono atti di cura reciproca. Anche un gesto piccolo può cambiare il modo in cui viviamo la città». Conclude Melito: «La vera sfida è trasformare Reggio Calabria in una città del riuso e della gentilezza. Dove nulla si jetta, e tutto si condivide».