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«A Natale nasce un bambino, venuto alla luce per salvare il mondo. A poco più di 70 chilometri da Betlemme c’è oggi una realtà di migliaia di bambini che non conosceranno mai quello stesso mondo. Non lo potranno conoscere perché sono morti. Sono morti a un anno, a due anni. Ci è sembrato naturale – ha spiegato l’artista Pino Caminiti – dedicare una riflessione, seppure breve ed estemporanea, alla realtà di Gaza che conosciamo ma alla quale non si troverà il tempo in questi giorni di festa di dedicare un pensiero. Abbiamo provato noi a creare questa occasione per la cittadinanza».

Un’istallazione artistica e una finestra sulla tragedia in atto a Gaza attraverso un fluire di immagini e numeri di una guerra senza fine che scorrono sulle note del Vienna Concert del pianista jazz Keith Jarrett. Questo l’invito alla riflessione, ritenuto urgente e necessario in questo Natale dal circolo del cinema Cesare Zavattini, dall’associazione L’Imbuto di Nettuno, dal collettivo La Strada e da Legambiente. L’iniziativa congiunta “Per tutti i bambini del mondo vittime della guerra – Natale a Gaza” ha così animato nei giorni scorsi la galleria di palazzo San Giorgio, sede del Comune di Reggio Calabria, che per alcune ore è stata popolata da piccole candele accese in memoria e in segno di speranza e di adesione alla riflessione.
Betlemme e Gaza, luoghi antitetici della storia
«Si festeggia il Natale pensando che un Bambino 2024 anni fa sia nato a Betlemme. Non è ammissibile che a soli 73 Km da quel luogo, a Gaza, in territorio palestinese, oggi si possano massacrare altri bambini a bambine. L’idea di questa iniziativa – ha spiegato Lidia Liotta di Legambiente Reggio Calabria – nasce dall’ennesima terribile notizia di trenta bambini uccisi mentre erano in fila per il pane. In file per il pane. Un atto di tale violenza da farci soffermare su quanto Betlemme sia molto vicina a Gaza. Ci siamo detti che forse sarebbe stato il caso di ricordarlo e di riflettere insieme, anche a Reggio Calabria. Da qui è nata l’idea di questo momento di partecipazione molto semplice e molto diretto che interrogasse tutti».
Una riflessione ineludibile per restare umani

«Sottolineando il carattere assolutamente laico e privo di qualsiasi appartenenza politica o ideologica, la nostra iniziativa ha voluto proporre una riflessione sull’umano o su ciò che di esso resta e che comunque dimostra di essere sempre meno presente a sé stesso. Siamo partiti da Gaza – ha spiegato Tonino De Pace, presidente del circolo del cinema Cesare Zavattini di Reggio Calabria – perché ci è sembrato in questo momento il punto più caldo dell’intero pianeta travolto da circa 170 guerre in questo momento.
I bambini di Gaza senza dimenticare i bambini vittime innocenti della guerra in Ucraina e di tutte le guerre in atto adesso nel mondo. Abbiamo proposto una serie di immagini che più delle parole raccontano le storie che stanno dietro gli occhi, che stanno dietro gli sguardi, dietro i vestiti lacerati e gli scenari di devastazione delle guerre. In questo clima di legittimo festeggiamento natalizio, l’invito alla città è stato quello di dedicare un momento di attenzione e di memoria a questa tragedia immane. Un momento che ci sembra ineludibile da un punto di vista, appunto umano».
La speranza di pace dalla memoria del presente
«Attraverso l’oppressione del popolo palestinese e dei bambini abbiamo inteso ricordare tutti i bambini oppressi nel mondo dalla guerra, le vittime del mare, le vittime dei genocidi che purtroppo oggi imperversano. In questo Natale – ha sottolineato Saverio Pazzano, del collettivo La Strada – un profondo bisogno di pace deve nascere anche dalla memoria del presente, perché davvero non accada più tutto quello che purtroppo ancora accade. Dunque facciamo memoria lasciando che a parlare siano le immagini e l’arte. Abbiamo ritenuto doveroso proporre alla città un momento di meditazione sul dolore e anche sulla speranza e sulla pace, che sono esse stesse contenute nel mistero del Natale».
Senza umanità, senza vita e senza occhi
Volti di bimbi senza occhi perché vedere un mondo in cui milioni di bambini non conoscono gioia, sicurezza e pace non è sostenibile. Un mondo che consuma quegli occhi di dolore e di orrore invece di nutrirli di splendore e di stupore. In quelle cavità buie precipita tutta la nostra umanità. Sono senza occhi le teste dei bambini che popolano l’istallazione curata dall’artista Pino Caminiti dell’associazione culturale dello Stretto L’imbuto di Netturno. Immagini strazianti, di forte denuncia sociale, sublimate nella sua opera artistica.
Ciò che resta dei bambini dove c’è la guerra
«Un allestimento fatto con materiali trovati, che sono quelli che io uso per il mio lavoro e che assemblo senza intervenire sulla forma o sul colore. Sono, infatti, convinto che i materiali abbiano una storia e che una loro seconda vita sia possibile solo rispettando e lasciando intatta la precedente. Per questa occasione ho realizzato una scultura in ferro che rappresenta una donna col bambino.

Il bambino in realtà non ha una testa ma una palla di stoffa che simboleggia la guerra, come fosse una palla da cannone. Le stesse che ci sono ai piedi di questa scultura e che la circondano. Ho rappresentato uno scenario devastato dalla guerra in cui ci sono bambini o resti di bambini. Bambini che non hanno gli occhi come non ha la testa il bambino in braccio alla figura materna».
La luce a Betlemme e il buio a Gaza
Per la comunità cristiana tutto inizia da quel luogo nel cuore del Medioriente dove è sempre Natale, dove ogni giorno si celebra la nascita di Gesù bambino e la Storia di ciò che è stato si intreccia con il messaggio universale di amore che in quella Grotta ha assunto le vesti tenere e innocenti di un Bimbo.
La luce della Natività risplende a Betlemme, in Giudea, da oltre 2000 anni, stridendo con l’oscurità della guerra che si sta consumando a poco più di 70 chilometri di distanza, a Gaza. Un orrore, non l’unico che in questo momento profani l’innocenza di bambine e bambine che non cresceranno mai, che ancora una volta si contrappone a quell’eco di tenerezza e accoglienza, di preghiera che universalmente invoca la Pace.
Le bambine, i bambini e le guerre
Almeno 3.100 bambini sotto i cinque anni sono stati uccisi a Gaza dallo scorso ottobre. Lo rileva Save the Children, documentando una delle tragedie contemporanee più atroci di sempre.
Le immagini in sequenza nel video proposto nei giorni scorsi nella galleria di palazzo San Giorgio, nell’ambito dell’iniziativa “Per tutti i bambini del mondo vittime della guerra – Natale a Gaza”, riportano una serie di considerazioni e di dati rilasciati da osservatori internazionali che così descrivono il dramma quotidiano di milioni di bambine e bambini.
«Nel mondo sono tanti, troppi i bambini e le bambine vittime innocenti della guerra: oltre 473 milioni, 1 su 5, vivono in aree interessate da un conflitto dove rischiano di morire e anche di soffrire la fame, il freddo e altre atrocità: uccisioni e mutilazioni, rapimenti, stupri e altre forme di violenza sessuale, reclutamento di bambini da parte di forze e gruppi armati.
In Ucraina la guerra ha devastato la vita di 7,5 milioni di bambini, tre bambini su quattro vivono in uno stato di paura costante. Più di 600 bambini sono stati uccisi, altre migliaia sono stati feriti, 630.000 sono sfollati, molti soffrono di gravi disagi emotivi.
In Libano sono stati uccisi più di 240 bambini, oltre 1.400 sono rimasti feriti e 400 mila sono stati sfollati. In Siria sono morti 11.500 bambini, circa 4.700 all’anno. In Sudan, tra le guerre più violente e silenziose, sono morte più di 20 mila persone, tra cui molti bambini. Ad Haiti sono oltre 21mila i bambini costretti ad abbandonare la propria casa per la violenza tra le bande armate.
A ciò si aggiungono i naufragi nel Mediterraneo che vedono vittime incolpevoli anche tra i bambini migranti. Il Mar Mediterraneo è una delle rotte più letali al mondo. Chi scappa da guerra, crisi umanitarie e climatiche, povertà estrema, troppo spesso trova la morte nel tentativo disperato di raggiungere un futuro possibile in Europa. Potrebbero essere oltre 7milai minori morti o dispersi. Tra i più gravi naufragi nel Mediterraneo, le tragedie nelle acque del Mar Jonio in Calabria: nella notte del 25 febbraio 2023 a Steccato di Cutro, con 98 morti accertati tra cui 34 minori (31 sotto i 14 anni), e nella notte del 16 giugno 2024 a Roccella Jonica, con 56 morti tra cui 27 minorenni, e tutti i dispersi.
Forse il nostro Natale quest’anno dovrà essere dedicato alla piccola Yasmine nuovo simbolo di sopravvivenza e di resistenza e in lei il ricordo di tutti i bambini senza nome annegati o morti a causa della guerra. Natale a Gaza per ricordare tutto questo».

