lunedì,Maggio 6 2024

Collusioni, vizi e disservizi, viaggio nel triangolo del degrado: Arghillà, Marconi e Mortara – FOTO

Occupazione abusiva di alloggi, zone adibite a scarico illegale di rifiuti, spaccio di droga, roghi di spazzatura: ecco come è stato consentito alla città di perdere alcuni suoi quartieri

Collusioni, vizi e disservizi, viaggio nel triangolo del degrado: Arghillà, Marconi e Mortara – FOTO

Incuria e inciviltà, roghi e rischi per la salute e l’ambiente, illegalità e impunità. Purtroppo sono questi i binomi attorno ai quali ruotano, non da ora, le criticità e il malessere di quartieri ormai diventati tristemente emblematici a Reggio Calabria. Binomi che richiamano il senso di abbandono e l’incapacità delle istituzioni di trovare soluzioni adeguate. L’incuria e l’assenza di legalità prolungate hanno alimentato il rafforzamento di altre presenze che hanno occupato case e luoghi illegalmente, deviandone la destinazione e sottraendoli alla comunità.

Rione Marconi, Mortara e San Gregorio e Arghillà, una sorta di triangolo del degrado dentro il quale rintracciare le ragioni che hanno reso questi, e anche altri visto che non sono gli unici a patire il degrado in città, ostaggio di dinamiche distorte, dannose e ormai cronicizzate. Quartieri dove la cittadinanza perbene, che queste dinamiche non asseconda, denuncia da anni ma invano disagi, insicurezza e diritti negati.

L’amministrazione comunale, la prefettura e tutti gli organi competenti a vario titolo sono costantemente investiti della questione. Ma allora perché si registra uno stallo incomprensibile? A chi può mai giovare che nulla realmente muti e migliori o è solo incapacità? Comitati di quartiere, singoli cittadini protestano, denunciano, scrivono, segnalano ma nulla si risolve.

I controlli insufficienti

Si dà atto delle raccolte straordinarie eseguite del Comune, e che come tali non possono essere regolari dovendo garantire il servizio quotidiano della raccolta differenziata. Resta, però, il mistero dell’assenza di vigilanza dove si sa quanto ormai l’abbandono illecito dei rifiuti sia abituale e indisturbato. Dove si sa che tale deposito sia messo in atto da persone (ormai quasi sempre non residenti) che considerano questi luoghi fossero delle pattumiere. Una prassi odiosa quanto incomprensibili sono l’incostanza dei controlli e l’assenza di strategie per contrastare efficacemente l’abbandono dei rifiuti per strada. Non possono evidentemente bastare i blitz e i controlli di cui ogni tanto abbiamo notizia dalle forze dell’ordine. Ci sarà anche un lavoro silente che necessita di restare tale, ma ai cittadini vanno date risposte. Ci sono diritti essenziali negati da tempo e un ambiente completamente a rischio.

Latitanze istituzionali che, non tutelando la cittadinanza e tradendo così un preciso mandato, invece danneggiano le persone oneste e perbene che dovrebbero essere sostenute e non abbandonate in prima linea. Tutto ciò favorisce la creazione di zone franche in cui l’illegalità è consentita e resta impunita. Ma perché si tollera tutto questo? Cosa nascondono queste zone franche? Perché esistono?

L’illegalità alla quale ci riferiamo ha tanti volti: occupazione abusiva di alloggi, creazioni di discariche a cielo aperto tra le abitazioni e per le strade in modo metodico, spaccio di droga, episodi di violenza e aggressioni. E anche i roghi tra le abitazioni e le barricate di rifiuti per strada. Forse perché l’eccesso dei rifiuti ad un certo punto ostacola anche il mercato del deposito illegale della spazzatura che, senza spazi, non può proseguire e proliferare. Eppure nessuna vigilanza.

La bellezza dispersa tra i rifiuti

Un quadro di degrado ambientale, fino ad oggi inesorabile, che deturpa tre quartieri: uno nel cuore della zona sud, un altro in posizione collinare panoramica e affacciato sullo Stretto e un altro adagiato sul mare. Quartieri nati per arricchire la città non per affossarla. Invece la vivibilità è compromessa e la cittadinanza si sente invisibile, relegata in una condizione quasi irreversibile scandita da disagio ormai cronico, insicurezza, diritti calpestati, rischio per l’incolumità e la salute.

L’occupazione e il mercato abusivo degli alloggi popolari

La situazione di Arghillà e del rione Marconi ha una sua genesi. La gestione degli alloggi popolari non è in mano a chi è proprietario di quegli appartamenti di edilizia pubblica residenziale, quindi Comune al rione Marconi e comune e soprattutto Aterp (Regione) ad Arghillà. Il mancato monitoraggio della situazione degli appartamenti destinati alle famiglie disagiate, complici i ritardi burocratici e l’assenza in un’anagrafe, ha prestato il fianco ad una gestione finita in mano a chi ne trae ingiusti vantaggi, occupando abusivamente, mercanteggiando e compromettendo con angherie e prepotenze la quotidianità dei legittimi assegnatari e di coloro che hanno anche riscattato (soprattutto al rione Marconi) il proprio appartamento. Da qui anche la difficoltà di assegnare i mastelli e di un’organizzazione regolare della raccolta differenziata, non essendoci chiarezza circa la residenza.

Senza volere generalizzare, poiché esistono come in tutte le situazioni i dovuti distinguo, purtroppo la delocalizzazione e la concentrazione di persone di etnia rom in queste due zone ha favorito questo sopravvento. La situazione è adesso fuori controllo. Soprattutto ad Arghillà. Qui, come denuncia lo stesso comitato che ha anche attivato uno sportello sociale per dare supporto a chi voglia regolarizzarsi, non si sa chi viva e dove.

Il buio e la piazza di spaccio

Zone esenti da controlli dove le associazioni e il volontariato esercitano vere e nobilissime azioni di frontiera e di resistenza civile. Dove, come nel caso del Rione Marconi, non mancano episodi di violenza e prevaricazione e spaccio di droga, anche agevolato dal buio pesto che troppo spesso attanaglia certe zone del quartiere. Una situazione ben nota. Eppure non ci sono i controlli costanti e stringenti che ci dovrebbero esserci e le cabine telefoniche continuano ad essere tanto accessibili quanto frequentemente manomesse. Forse proprio quando “di notte il buio serve”.

Mortara, la strada – discarica, i roghi e i rischi per la salute

A ogni zona la sua piaga. A Mortara e a San Gregorio, la terra e l’aria continuano ad essere assalite da rifiuti e da tutte le sostanze dannose che, quando i cumuli indiscriminati di spazzatura prendono fuoco, vengono sprigionate. I residenti lo hanno denunciato alle autorità competenti, anche con un esposto alla procura a seguito del quale è stata chiesta l’archiviazione. I residenti riferiscono di un alto tasso di malati oncologici che si concentra nella zona, ma servirebbe un’indagine epidemiologica per accertare il nesso di causalità con la presenza di discariche a cielo aperto e, specie d’estate, con i roghi che vengono appiccati.

Al termine dei preliminari, in occasione del recente consiglio comunale di Reggio Calabria il sindaco ff Paolo Brunetti ha messo sul tavolo anche l’ipotesi drastica di chiudere la strada che costeggia il torrente Valanidi I. Su entrambi i cigli, giorno dopo giorno cresce la massa di rifiuti abbandonati. Se così fosse ci sarebbe da chiedersi come si arriverebbe al centro agroalimentare. Proprio per via di altre strade ormai interdette alla circolazione proprio perché diventate discariche abusive, anche la viabilità nella zona è seriamente compromessa. Un altro diritto negato nel silenzio assordante delle istituzioni.

Articoli correlati

top