domenica,Gennaio 19 2025

Processo a Marjan Jamali a Locri, l’avvocato Liberati: «Sommarie le indagini condotte subito dopo lo sbarco»

Controlli più serrati all'ingresso in aula dove era presente anche la giovane donna iraniana accusata di essere una scafista. Persino il neo eurodeputato Mimmo Lucano è rimasto fuori perché senza documenti. Prossima udienza il 28 ottobre

Processo a Marjan Jamali a Locri, l’avvocato Liberati: «Sommarie le indagini condotte subito dopo lo sbarco»

«Sono emerse alcune discrepanze che meritano approfondimento. Non si comprende come un unico interprete iracheno possa avere assistito tanto gli accusatori iracheni quanto gli accusati iraniani. Circostanza che lascia concludere che la comprensione di quanto chiesto e di quanto risposto, per gli accusati, è certamente da mettere in discussione».

L’avvocato Giancarlo Liberati, definisce positivo, «in ragione di questi aspetti che evidenziano una gestione sommaria delle indagini oggi emersa», l’esito dell’odierna udienza presso il tribunale di Locri. Il processo è quello incardinato per accertare la responsabilità di Qaderi Maryan (nome attribuito al momento dello sbarco alla donna il cui nome è Marjan Jamali), oggi presente in aula e accusata di essere una scafista.


La giovane donna di nazionalità iraniana è sbarcata a Roccella lo scorso ottobre con un figlio di otto anni. Dallo scorso 31 maggio, in seguito alla sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, è accolta a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r.I. (Jungi Mundu).

La seconda udienza

Oggi la seconda udienza del dibattimento in occasione della quale sono stati sentiti «alcuni operanti di polizia giudiziaria della guardia costiera, della guardia di finanza e della polizia di Stato che hanno riferito delle attività svolte nell’immediatezza dello sbarco.
«Continuano ad emergere elementi che attestano quanto questo genere di processi rischino si fermarsi al livello sommario come quello delle indagini condotte subito dopo lo sbarco. Portare alla luce la verità sembra essere prerogativa delle sole investigazioni difensive. A ciò si aggiunga che oggi ho saputo che Marjan è anche indagata per aver fornito false generalità. Lei, invece, non ha mai fatto mistero del fatto che i suoi documenti fossero accessibili dal suo telefono». Così ancora il suo avvocato Giancarlo Liberati.

Il suo ruolo, secondo l’accusa si sarebbe tradotto «in mansioni meramente esecutive e di collaborazione nell’operazione coordinata da trafficanti attivi, Come riferito dai migranti escussi, durante i trasferimenti avevano cura di tenere il volto coperto, per evitare di essere riconosciuti dai trasportati». Si legge nell’ordinanza del tribunale del Riesame che lo scorso maggio ha accordato la sostituzione della misura cautelare in carcere con i domiciliari. «Tutte circostanze che continueremo a smentire in occasione del dibattimento». Così incalza il suo avvocato Giancarlo Liberati che continua a sostenere che «Marjan non solo non è colpevole di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma è anche stata vittima di ingiustizia».

Il 24 luglio e il 28 ottobre

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 28 ottobre. Proseguendo con l’esame dei testimoni dell’accusa, c’è in programma di ascoltare anche i tre migranti iracheni accusatori e che al momento sono ancora irreperibili. Ma prima, il 24 luglio, si aprirà il processo contro l’attivista iraniana Maysoon Majidi, anche lei accusata di essere una scafista. Detenuta per mesi nel carcere di Castrovillari, adesso è stata trasferita in quello di Reggio. Qui situazione per lei è molto più tranquilla», ha spiegato ancora l’avvocato Liberati.

I controlli rigidi all’ingresso: Mimmo Lucano resta fuori perchè senza documenti

Un’udienza caratterizzata da controlli molto più ferrei. Oggi per fare ingresso al tribunale di Locri, richiesti i documenti. «Rispetto alla scorsa volta, in vista dell’udienza di oggi, abbiamo notato una maggiore rigidità. Molte questioni anche sull’abbigliamento che si richiedeva fosse accollato e con scarpe chiuse. Una stretta che ha travolto persino il neo europarlamentare Mimmo Lucano. Non gli è stato consentito l’ingresso perché sprovvisto di documenti». Così raccontano le attiviste e gli attivisti del comitato “Free Marjan Jamali” anche oggi presenti in aula, riferendo quanto accaduto all’ex sindaco di Riace e oggi eurodeputato che tanto si è sempre esposto a tutela dei migranti e per il diritto all’accoglienza.

Il comitato “Free Marjan Jamali”

Sono determinati a continuare a presenziare alle udienze presso il tribunale di Locri le attiviste e gli attivisti del comitato “Free Marjan Jamali” anche oggi presenti in aula. La rete di solidarietà per sostenere Marjan Jamali nella sua battaglia di giustizia e verità non ha fatto mancare anche oggi il suo apporto. Già presenti al Cedir a Reggio nel giorno dell’udienza, per reiterare la richiesta dei domiciliari, poi accolta e in occasione dell’apertura del dibattimento lo scorso 17 giugno.


«Ogni sbarco uguale all’altro e con delle procedure da eseguire senza alcuna considerazione degli esseri umani coinvolti nel dramma infinito e che è oggi la migrazione attraverso il Mar Mediterraneo. Siamo qui per Marjan e per tutti coloro la cui umanità troppo spesso resta oscurata da procedure e routine».

«Gli sbarchi non siano routine ma esperienze di umanità»


«Sentiamo il dovere di esserci, di manifestare l’urgenza di restare umani e di sensibilizzare l’opinione pubblica. Le ricostruzioni che oggi abbiamo ascoltato hanno rafforzato in noi la consapevolezza della necessità di porre la migrazione innanzitutto al centro di una riflessione umana. Quindi anche di leggi e procedure in grado di garantire diritti. Vogliamo aprire un confronto su mediatori e interpreti adeguati, dal punto di vista numerico e linguistico, da impiegate per la prima accoglienza.

Si tratta di un momento essenziale in cui occorre essere certi che tutte le persone coinvolte siano poste nelle condizioni di comprendere e rispondere in modo chiaro e preciso sulle loro situazioni. Dalle ricostruzioni odierne ci è sembrato che tutto avvenga, invece, in modo troppo superficiale approssimativo, quasi disumanizzante. Pare che nulla resti e che tutto si esaurisce in un verbale». Così concludono le attiviste e gli attivisti del comitato “Free Marjan Jamali” anche oggi presenti in aula.

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