Locri, Marjan Jamali assolta: non era una scafista
Questa mattina l'ultima udienza. La giovane iraniana era giunta a Roccella dalla Turchia con il figlio minorenne nel 2023. Fino allo scorso marzo è stata agli arresti domiciliari

Marjan Jamali, sorride fuori dal tribunale di Locri. Lo fa alzando le Tre dita, simbolo di resistenza contro l’oppressione e di solidarietà nei confronti dei gruppi marginalizzati e discriminati. La giovane donna iraniana oggi è stata assolta con formula piena dall’accusa di essere una scafista. Un’accusa che pesava su di lei dal momento del suo arrivo con il figlio minorenne al porto di Roccella Jonica nell’ottobre del 2023.
Anche lei, come Maysoon, dichiarata innocente ma dopo avere conosciuto in Italia il carcere. Questa sentenza pronunciata oggi dopo alcune ore di camera di consiglio seguite alle repliche esposte dal pm all’arringa difensiva dello scorso 28 maggio tenuta dall’avvocato difensore Giancarlo Liberati.
Anche Marjan innocente…
Un’altra sentenza di assoluzione sulla quale riflettere, che arriva a seguito di un’accusa alla quale segue la misura cautelare in carcere. Un’altra sentenza che mette in luce indagini troppo sommarie alla base di accuse così impattanti sulla libertà personale di chi le subisce, in uno stato di diritto come l’Italia. Accuse che stanno riguardando persone provenienti da altri paesi, migranti che, dopo essere sopravvissuti al mare e ai trafficanti, devono ancora difendersi. Migranti il cui destino può dipendere dalla qualità di questa difesa.
Il rilascio
Marjan Jamali era stata rilasciata lo scorso marzo, dopo essere stata ai domiciliari (dal maggio 2024) e prima ancora detenuta in carcere. Il tdl aveva, così, accolto il ricorso presentato dopo il rigetto della revoca della misura in occasione dell’udienza dello scorso 28 febbraio. Con suo figlio di otto anni, ha atteso l’esito del processo a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu). Qui è stata accolta già lo scorso anno.
L’accusa e la solidarietà
L’accusa aveva sempre sostenuto che la giovane avesse svolto ruoli di controllo dell’ordine e avesse distribuito cibo, fiancheggiando così i trafficanti durante la traversata.
Marjan Jamali è stata imputata insieme a Amir Babai, che aveva tentato di difenderla dagli abusi di altri tre migranti che, dopo averla accusata, si sono resi irreperibili. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Carlo Bolognino, è arrivata la sentenza di condanna a 6 anni e un mese.
A sostenere Marjan durante le udienze il comitato Free Marjan Jamali. E anche la stessa Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana, assolta dalla stessa accusa lo scorso febbraio, dopo aver trascorso in carcere dieci mesi.
La difesa
Durante il dibattimento, la difesa aveva chiamato a testimoniare due migranti che avevano viaggiato con Marjan e che avevano confermato quanto la giovane iraniana aveva sempre sostenuto. La giovane non aveva mai svolto alcuna attività da scafista, aveva viaggiato come una migrante con gli altri ed era stata molestata durante il viaggio. Per altro fin dalla prima udienza la difesa aveva prodotto la prova del pagamento del viaggio di Marjan e le registrazioni delle conversazioni con lo zio al quale la giovane era in contatto prima di imbarcarsi.
L’approdo
Sbarcata a Roccella nell’ottobre 2023 con un figlio minorenne, Marjan era stata arrestata subito con l’accusa di essere una scafista. Nel maggio dello scorso anno, le era stata accordata la sostituzione della detenzione in carcere con la misura degli arresti domiciliari per stare accanto al figlio di otto anni che aveva portato con sè dall‘Iran.
Ha sempre riferito di essere stata vittima di violenze anche in Iran da parte dell’ex marito. Per questo motivo, si era allontanata con il figlio dal Paese d’origine. Voleva assicurare soprattutto al suo piccolo un futuro migliore e un futuro con lei, visto che le madri, quando divorziate, come nel suo caso, in Iran non hanno più alcun diritto con sui figli. Quel futuro, forse, adesso potrà finalmente arrivare.