“SalvArti”, conclusa l’anteprima alla Casa museo Andersen di Roma: 6 le opere confiscate provenienti da Reggio
L'esposizione completa sarà allestita a dicembre al palazzo Reale di Milano e a febbraio a palazzo della Cultura Crupi in riva allo Stretto. La cornice è quella del progetto espositivo “Arte per la cultura della legalità” a cura della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura

L’esperienza pionieristica della condivisione con il pubblico di opere d’arte illecitamente acquisite e poi confiscate, avviata a Reggio Calabria con l’esposizione al palazzo della cultura Pasquino Crupi della cospicua collezione sottratta al re dei videopoker Gioacchino Campolo sta facendo scuola.
Nel segno del valore della restituzione alla collettività di quanto frutto di attività illegali che ne ha minato l’integrità, sulla scia di quel riscatto che già ribalta il paradigma di immobili e terreni legati al malaffare dove invece fioriscono bene comune, integrazione e inclusione, quell’esperienza diventa ispirazione del progetto espositivo di respiro nazionale “Arte per la cultura della legalità”.
Promosso dalla Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dall’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), dal Comune di Milano e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Ministero dell’Interno.
Un progetto che è anche squisitamente culturale trattandosi di opere pregiate e anche rappresentative dell’arte contemporanea che altrimenti resterebbero invisibili.
La mostra “SalvArti: dalle confische alle collezioni pubbliche”
La prima tappa di questo percorso si è conclusa ieri, ultimo giorno dell’anteprima della mostra “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche”, allestita alla Casa Museo Andersen di Roma. Di questa prima selezione di 25 opere d’arte contemporanea, sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata e ora restituite alla collettività, sei fanno capo alla collezione della confisca Campolo e dunque provengono dal palazzo Crupi di Reggio Calabria, dove sono esposte in modo permanente dal 2016.
Un bilancio positivo per questa anteprima che ha destato già molto interesse con richieste di informazioni sulle tappe successive a Milano e a Reggio Calabria, dove sono in programma le due tappe dell’esposizione completa. Era stata inaugurata lo scorso 16 ottobre alla presenza del sottosegretario di Stato alla Cultura Gianmarco Mazzi, della sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, della direttrice dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) Maria Rosaria Laganà, il sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi.
La mostra costituisce, infatti, l’anteprima romana di una più ampia esposizione, programmata nei prossimi mesi al Palazzo Reale di Milano (2 dicembre 2024 – 26 gennaio 2025) e al Palazzo della Cultura di Reggio Calabria (8 febbraio 2025 – 27 aprile 2025).
Il progetto nazionale “Arte per la cultura della legalità”
L’anteprima romana si inserisce nel più ampio progetto espositivo “Arte per la cultura della legalità”. L’obiettivo è quello di restituire alla collettività un patrimonio culturale a lungo invisibile al grande pubblico, non custodendole più in luoghi inaccessibili e non destinati alla fruizione pubblica ma in sedi museali, come fu fatto per la prima volta proprio a Reggio Calabria.
La permanente a Reggio “A tenebris ad lucem. L’arte ritrovata torna bene comune”
Il cospicuo numero di opere d’arte era stato sottratto a Gioacchino Campolo nel 2010 dalla Guardia di Finanza. Conservato nei caveau della Banca d’Italia per circa quattro anni, divenuto di proprietà demaniale con formale assegnazione dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità organizzata, esso fu poi esposto al palazzo della Cultura Pasquino Crupi di Reggio Calabria. Ciò avvenne nel 2016 quando il palazzo, su forte impulso dell’allora Provincia, venne inaugurato.
Le opere sono ancora oggi esposte nella sala Mattia Prete nella cornice della mostra permanente “A tenebris ad lucem. L’arte ritrovata torna bene comune”. Si tratta di tele autentiche del calibro dei Concetti spaziali di Bonalumi e Fontana, di una Piazza d’Italia di De Chirico, di Romeo e Giulietta e Fonte del Vida di Dalì, della Tigre e serpente e dello Scoiattolo di Ligabue. Un primato nazionale preannunciato dalla esposizione temporanea “Arte torna Arte” allestita al Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria, all’epoca ancora in fase di ammodernamento.
Un primato nazionale
«Da un pensiero condiviso qualche anno fa con Domenico Piraina, direttore di palazzo Reale e del settore Promozione Culturale del Comune di Milano e dei musei scientifici milanesi, è nata l’idea alla base di questo progetto che riveste una straordinaria potenza culturale, coniugando arte e legalità e dando risalto alla lungimirante esperienza avviata a Reggio. Per noi davvero un grande orgoglio.
Altro tratto di pregio di questa esperienza è la fruttuosa sinergia interistituzionale che certamente farà da apripista ad altre progettualità e che ha segnato anche per noi un traguardo storico. Per la prima volta, dalla loro confisca e assegnazione, infatti le opere di Gioacchino Campolo oltrepassano i confini regionali per essere esposte fuori. Il prossimo 2 dicembre sarò a Milano, su delega del sindaco Giuseppe Falcomatà, alla presentazione e all’inaugurazione della mostra completa a Milano. Non vediamo l’ora di ospitare il prossimo febbraio la mostra a palazzo Crupi di Reggio Calabria», ha dichiarato il consigliere metropolitano con delega alla Cultura di Reggio Calabria, Filippo Quartuccio.
«Siamo orgogliosi – ha sottolineato Anna Maria Franco, responsabile di Palazzo Crupi – che Reggio Calabria sia divenuta esempio e ispirazione di un percorso così virtuoso. Nel solco comune tracciato dal binomio cultura e legalità, si consegnano alla pubblica fruizione opere d’arte che, purtroppo, erano finite in un circuito illegale.
Palazzo Crupi ha già contribuito con l’invio di sei opere per l’anteprima che si è conclusa ieri. Abbiamo inviato Romeo e Giulietta di Salvador Dalì, Traguardo II di Pietro D’Orazio, Struttura B1 di Luigi Veronesi, Capanno sulla riva di Carlo Carrà, Paesaggio con alberi gialli di Ottone Rosai e Moltiplicazione II Assemblaggio pittorico di oggetti, figure e paesaggi di Mario Sironi.
Invieremo altre 16 opere della stessa collezione Campolo, per un totale di 22 opere che andranno a confluire nell’esposizione completa in programma a Milano e poi proprio qui a Reggio Calabria, a palazzo Crupi. Unitamente alle nostre 22 opere, che poi torneranno ad essere stabilmente esposte qui, in quella occasione accoglieremo temporaneamente anche altre opere provenienti dalla confisca romana. Tutto ciò sarà segno tangibile che anche altre opere d’arte sono entrate in un circuito di pubblica fruizione e in musei e luoghi in cui il pubblico possa ammirarle», ha sottolineato ancora Anna Maria Franco, responsabile di Palazzo Crupi.
La mostra con le opere della confisca Mokbel
Dallo scorso agosto, sempre palazzo Crupi, ospita un’altra collezione ispirata al binomio legalità e cultura. L’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, allora diretta dal prefetto Bruno Corda, ha destinato alla Città Metropolitana, guidata da Giuseppe Falcomatà, 22 nuove opere d’arte (14 dipinti e 8 ceramiche) confiscate all’imprenditore capitolino Gennaro Mokbel.
Le opere d’arte tornano al pubblico
Un primato, dunque, quello reggino che segna la strada verso il restituzione alla dimensione artistica e culturale pura di tanti altri beni derivanti da confisca e che accresce, così, la sua portata e il suo valore nel tempo.
A seguito del progetto espositivo temporaneo e itinerante “Arte per la cultura della legalità”, le opere confiscate (tranne quelle della confisca Campolo che hanno già la loro destinazione al palazzo Crupi di Reggio) avranno finalmente la prima destinazione di fruibilità collettiva e dunque di esposizione presso gli istituti museali di Milano (Pinacoteca di Brera – Palazzo Citterio), Roma (Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Museo delle Civiltà e Istituto centrale per la grafica), Napoli (Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento) e Cosenza (Galleria nazionale di Cosenza).
La mostra
«La mostra – si legge nella nota stampa della Direzione generale dei Musei – presenta opere di grafica, pittura, scultura, installazioni e stampe fotografiche, ordinate secondo criteri cronologici e tematici, arricchiti da confronti che rappresentano l’eterogeneità delle correnti artistiche, degli artisti e delle tecniche utilizzate.
Tra le correnti artistiche rappresentate vi sono il gruppo “Novecento”, la Metafisica, con artisti come Mario Sironi e Carlo Carrà, la Transavanguardia di Sandro Chia, e la Nuova scuola Romana, insieme a esperienze come il New Dada, l’astrattismo geometrico e informale, l’arte murale di Keith Haring e il genere del Libro d’artista. Il percorso consente di esplorare gli sviluppi dell’arte dalla seconda metà del Novecento fino ai primi anni 2000, con particolare attenzione all’evoluzione dei linguaggi artistici nel tempo: accanto alle opere di artisti storicizzati, come un piccolo bronzo di Arnaldo Pomodoro, si presentano anche ricerche contemporanee che affrontano temi sociali, come le stampe digitali di Al Malhi o i lavori di Michele Savini, realizzati con materiali inusuali come il chewing gum.
Le tre edizioni della mostra e i successivi allestimenti museali – si legge infine nella nota stampa della direzione generale dei Museo – non solo ampliano le possibilità di valorizzazione e fruizione pubblica del patrimonio culturale contemporaneo, ma offrono un’opportunità per comunicare, in particolare alle giovani generazioni, i temi e i valori della legalità e della responsabilità civile delle Istituzioni e dei cittadini».
Le sinergie interistituzionali
Il progetto espositivo “Arte per la cultura della legalità” valorizza anche il ruolo e l’impegno delle istituzioni coinvolte – fra cui il comando Carabinieri Tutela del Patrimonio culturale e la Guardia di finanza – nel lungo e virtuoso processo necessario per recuperarle e per verificarne l’autenticità e l’interesse culturale da parte del Ministero della Cultura, con il coinvolgimento di Segretariato regionale del Lazio, Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio (Servizio III – Tutela del patrimonio storico, artistico e architettonico e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia), Soprintendenza speciale Archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, Direzione generale Musei, Direzione generale Creatività contemporanea.
- Tags
- reggio calabria