venerdì,Aprile 19 2024

Ospedale di Scilla, gli eredi scrivono all’ambasciatore americano in Italia: «Intervenga per salvare i sacrifici dei nostri padri»

Una lettera che suona come un grido d’aiuto: «Salviamo un'opera basata sulle capacità dei cittadini americani ed ex scillesi, che hanno amato la terra d'origine donando alla cittadina una struttura ospedaliera»

Ospedale di Scilla, gli eredi scrivono all’ambasciatore americano in Italia: «Intervenga per salvare i sacrifici dei nostri padri»

Negli anni si sono incatenati, hanno manifestato e non si sono mai arresi. Non lo hanno fatto gli scillesi neanche di fronte all’ennesima tegola pesantissima che ha decretato la fine, praticamente segnata, dell’ex ospedale di Scilla.

Il nosocomio negli anni si è visto privato lentamente di tutti i servizi. E oggi è considerato non sicuro. Neanche questa decisione ha fermato i cittadini che, legati in modo quasi affettivo a questa struttura, hanno deciso di non arrendersi.

Stanno combattendo da mesi da soli. Senza un’amministrazione che si faccia carico del problema. Si sono addirittura sobbarcati le spese legali per avere accesso agli atti. Hanno diffidato il presidente Occhiuto e adesso l’ultimo disperato gesto.

Se azioni legali e manifestazioni non sono servite a dare seguito alle richieste del comitato Pro Ospedale, uno degli ultimi eredi dello Scillesi d’America, l’architetto Alberto Giuffrè ha interessato Shaw Crowley, l’ambasciatore americano in Italia.

La storia

E la lettera racconta il legame con la terra d’origine. Quell’amore dimostrato con un gesto e un sacrificio dall’enorme valore. «L’ospedale di Scilla fu realizzato, come è Sua conoscenza, alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, da un gruppo di scillesi residenti negli Stati Uniti d’America. Per tale motivo fu chiamato ospedale “Scillesi d’America”.

Mio padre Giuseppe Gioffre (cugino del Senatore Anthony B. Gioffrè che presiedette lo Scilla Community Hospital Fund, Inc.) lo fondò nei dieci anni successivi e lo rese operativo, presiedendolo per quasi venti anni in maniera egregia, al servizio di una vasta popolazione e del territorio circostante».

La chiusura

Ma il glorioso Scillesi d’America ha subito diversi interventi negli anni.«Alla metà degli anni Settanta venne ampliato, e funzionò, fino ad alcuni anni or sono, in maniera più che egregia.
lo ne divenni consigliere dal 1978 al 1980, quale rappresentante degli originari interessi dell’Ente (il Comitato americano): ruolo che mantengo oggi.

Diversi sono stati i tentativi della Regione Calabria di svilire l’importanza del nosocomio. Una struttura la cui esistenza e funzionalità sono state sempre molto utili per la collettività. L’ultimo attacco alla vita e alle indiscusse professionalità dei medici dell’ospedale scillesi, è rappresentato dalla dichiarazione di inagibilità dell’intero nuovo edificio, in ossequio a ventilate carenze strutturali (non dimostrate)».

Ma per far comprendere all’ambasciatore la reale funzione del nosocomio, che era destinato a diventare Casa della salute, l’erede ha chiarito diversi particolari. «L’ospedale fu voluto dagli scillesi residenti negli Usa.

Esso potrebbe soddisfare, come in passato, le esigenze non solo della popolazione di Scilla ma di tutto l’hinterland. Ed è stato sempre apprezzato per la serietà di gestione. Inoltre l‘attenzione verso la cittadina di Scilla, da parte di codesta Ambasciata, ha radici storiche, come dimostra la lettera del 22 maggio 1953».

Le richieste

Considerazioni che hanno il fine di portare l’attenzione l’ambasciatore. L’uomo interpellato «quale esponente in Italia della Nazione che ha dato i natali alla struttura ospedaliera. Il tutto affinché possa intercedere presso la Regione Calabria e/o la Prefettura di Reggio, per la riapertura di tutti i servizi dei quali l’ospedale è stato gradualmente privato.

Il paese intero conta molto sull’azione che codesta Ambasciata vorrà intraprendere in favore dell’ospedale. Considerando che gli Enti locali vicini (Comuni adiacenti, Città metropolitana, Regione Calabria) non intraprendono alcuna azione di supporto alla vita dell’importante struttura, né operano per una migliore e maggiore operatività».

L’ultimo grido d’aiuto per ottenere attenzione. «In favore di un’opera basata sulle capacità dei cittadini americani ed ex scillesi, i quali hanno voluto esprimere il loro amore per la terra d’origine donando alla cittadina una struttura ospedaliera».

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