giovedì,Aprile 18 2024

Reggio, Mondello: «I due gemellini nati prematuri dopo lo sbarco crescono. Restano sotto osservazione»

La direttrice del reparto di Neonatologia, Terapia intensiva neonatale e Nido del Gom è cauta: «Recuperano peso e respirano spontaneamente ma necessitano ancora di un ambiente protetto»

Reggio, Mondello: «I due gemellini nati prematuri dopo lo sbarco crescono. Restano sotto osservazione»

Salvati dal mare ancora nel grembo della loro mamma, sono venuti al mondo sulla terraferma al Gom di Reggio Calabria. Sono nati prematuri, prima che la gravidanza fosse portata a termine. Adesso, grazie alle cure del personale del reparto di terapia intensiva neonatale del nosocomio reggino, due gemellini recuperano il peso e si preparano alla vita. Ecco una storia di rinascita che diventa testimonianza di preziosa e vitale speranza.

Il parto dopo lo sbarco

Hanno 29 giorni ed essendo nati con un’età gestazionale di 30 settimane e due giorni, oggi hanno appena superato le 34^ settimana, i gemellini venuti al mondo prematuramente nel Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Lo scorso 12 marzo il parto di Mariama, madre ventisettenne della Nuova Guinea giunta a bordo della nave Diciotti al porto di Reggio il giorno prima dopo essere stata soccorsa in mare.

La terapia intensiva neonatale

Al parto, eseguito dallo staff composto dai medici Vincenzo Bognoni e Patrizia Polimeni, dall’anestesista Leonardo Cosenza e dalle ferriste Silvana Cannizzaro e Antonella Alescio del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Gom, diretto da Marcello Tripodi, era seguito l’immediato trasferimento in terapia intensiva neonatale.

I piccoli, nati pretermine sono stati subito affidati alle cure dei dottori Giuseppe Serrao e Giovanna Fontanelli, dell’unità operativa complessa di Neonatologia, Terapia intensiva neonatale e Nido del Gom, diretta da Isabella Mondello.

Decorso regolare ma resta alto il rischio di infezioni

«I piccoli sono arrivati in reparto con età gestazionale di trenta settimane e due giorni. Dunque con un gap compreso tra le sette e le dieci settimane rispetto ai bimbi nati con gravidanza portata a termine. Come tutti i nati pretermine, adesso stanno recuperando peso. Il loro decorso in terapia intensiva neonatale – spiega la dottoressa Isabella Mondello -compatibilmente con la loro età gestazionale è al momento regolare. Rimangono ancora ad alto rischio di infezioni e dunque necessitano di restare sotto osservazione, monitorizzati e in ambiente assolutamente protetto.

Ha superato chilo e trecento grammi, il piccolo ricoverato quando neppure raggiungeva il chilogrammo. Il fratellino ne pesa poco più di 1 chilo e 500 grammi. La loro respirazione è stata quasi da subito spontanea. Dunque non sono intubati. Anche subito dopo il parto sono stati aiutati prima che respirassero spontaneamente, ma non in modo invasivo. Questo è stato subito un buon segno ma dobbiamo essere comunque cauti e rimanere vigili», sottolinea la dottoressa Isabella Mondello.

L’intervento agli occhi

«Sono ottimista ma realista perché la bassa età gestazionale può sempre esporre a infezioni. Gli anticorpi, che la madre trasmette solo dopo la 34^ settimana, sono infatti ancora assenti in chi nasce così prematuramente. Inoltre i piccoli restano anche esposti alle complicanze della prematurità come le retinopatie. E infatti proprio in occasione dell’ultima visita oculistica settimanale, proprio questa complicanza è stata riscontrata. Per prevenire il distacco di retina, che avrebbe potuto portare alla cecità, nei giorni scorsi i piccoli sono stati subito sottoposti a un intervento laser. A eseguirlo, nel nostro reparto, è stato il direttore dell’unità operativa complessa di Oculistica, Livio Giulio Marco Franco», racconta la dottoressa Isabella Mondello.

La mamma pretermine

«Ogni tre ore la mamma viene in reparto. Tira il latte e noi lo somministriamo in sicurezza ai piccoli. Noi crediamo profondamente che il latte materno costituisca una risorsa insostituibile per la crescita dei bimbi nati pretermine. Stessa importanza decisiva è data dalla vicinanza dei genitori, che noi in sicurezza abbiamo assecondato anche durante l’emergenza covid. Dico sempre che a nascere con un bimbo pretermine sia anche una mamma pretermine. Una mamma che deve vedere il proprio piccolo in terapia intensiva. Deve accettare di non potere tenere subito in braccio il proprio bambino e sperimentare un approccio inizialmente diverso».

Cura e protezione

«Non trattandosi di bambini nati a seguito di una gravidanza portata a termine, la necessità primaria è quella di proteggerli. Nel periodo delicato, che per ogni bimbo è diverso e che precede il trasferimento alla terapia subintensiva, anticamera della dimissione, è sempre altissimo il rischio di insorgenza di infezioni, di sindromi respiratorie e patologie. Per questo devono restare sotto osservazione.

Al netto di patologie e infezioni, i requisiti minimi per iniziare a prospettare le dimissioni sono il raggiungimento del chilo e 800 grammi di peso e delle 35 settimane. Requisiti che devono essere poi considerati con riferimento alla situazione complessiva del piccolo e della famiglia. In questo momento è, dunque prematuro parlare di dimissioni dei gemellini. Loro sono stati anche recentemente sottoposti a un intervento. La situazione è ancora più delicata.

I piccoli resteranno sotto osservazione e proseguiremo anche nel nostro percorso con la madre. Non parla italiano ma con lei siamo riusciti ad entrare in contatto. Abbiamo in cura i suoi piccoli, comunicare al di là delle parole è un fatto istintivo», conclude Isabella Mondello, direttrice dell’unità operativa complessa di Neonatologia, Terapia intensiva neonatale e Nido del Gom di Reggio Calabria.

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