Il traffico aumenta, le rotte si assottigliano. Tagli giustificati da bilanci, con decisioni che lasciano sul tavolo solo interrogativi: quale sarà il futuro della ex compagnia di bandiera in riva allo Stretto?
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All’Aeroporto dello Stretto i numeri volano, ma i voli – paradossalmente – si riducono. ITA Airways, nonostante un decennio di progressiva crescita su Milano e una netta ripresa su Roma dopo la pandemia, ha deciso di cancellare ben due voli su tre sulla rotta per Linate, portandoli dai tre dell’autunno 2024 ad un solo volo a partire dal 26 ottobre 2025, annunciando al tempo stesso di sopprimere – in alcune giornate di novembre – l’unico volo serale da Fiumicino, lasciando operativa solo la coppia diurna. Una scelta che s’inserisce in un contesto di domanda crescente e coefficienti di riempimento spesso superiori al 70%. Un paradosso evidente, se si guarda alla traiettoria che i due collegamenti hanno seguito dal 2015 ad oggi.
La tratta Reggio–Milano Linate è sempre stata strategica. Nel 2015 si registrarono 152.542 passeggeri e un load factor dell’80%. L’anno successivo, con 147.462 viaggiatori e l’81% di riempimento, la rotta confermava il suo peso. Il 2017 fu uno degli anni migliori: 162.002 passeggeri, 78% di load factor. Poi, nel 2018, 156.242 passeggeri e il 70%. Anche nel 2019, sebbene si registri un calo (98.527 passeggeri, 67%), il collegamento si mantiene attivo.
Eppure, proprio adesso, ITA decide di chiudere ben due collegamenti su tre. Non per una crisi di domanda, ma per una combinazione di ragioni – spiegano dalla compagnia – economiche: valutazione negativa sul rendimento della rotta, slot limitati a Linate, manutenzione e flotta ridotta. Lo dicono le fonti ufficiali. Ma i numeri raccontano una storia diversa. Dal 2021 in poi, la rotta è cresciuta anno dopo anno, e nel triennio 2022–2024 ha registrato un aumento secco di quasi 44.000 passeggeri.
Su Roma Fiumicino, concentrando il confronto a partire dal 2020, quando i passeggeri furono 66.011 e il load factor al 57%. Nel 2022, con la ripresa della piena operatività post emergenza, i passeggeri tornano a crescere: 74.564 viaggiatori, load factor al 57%. Nel 2023 il salto è netto: 144.598 passeggeri e coefficiente al 68%. Il 2024 conferma la tendenza con 163.819 passeggeri e 72% di riempimento. Una crescita, quindi, quasi raddoppiata in due anni, ma certamente ben lontana dai fasti del decennio precedente: 315.237 passeggeri (e tasso di riempimento del 75%) nel lontano 2015.
Il taglio del night-stop in alcune date di novembre da e per Roma Fiumicino ha fatto gridare i più allo scandalo. Certamente la paura è che questa sia solo una effettiva prova in vista di un possibile taglio definitivo nel breve termine. Una riduzione che fa rumore, perché colpisce proprio quell’intermodalità che negli ultimi anni ha sostenuto lo scalo reggino.
Dal 2020, infatti, Reggio Calabria è collegata all’Alta Velocità ferroviaria. O per meglio dire, i treni AV proseguono da Salerno fino a raggiungere la città dello Stretto. E proprio questa connessione – treno + volo – ha permesso a tanti viaggiatori, in particolare dalla Sicilia orientale, di scegliere lo Stretto come porta d’accesso per Roma e Milano. L’offerta funzionava perché integrata. Ma ora, senza partenze serali e con la cancellazione progressiva di Linate e Fiumicino, quel modello rischia di saltare. Il sistema si spezza. E lo scalo diventa meno competitivo.
Intanto Ryanair, vettore low cost sostenuto dalla Regione Calabria, rafforza la sua presenza su Malpensa e altre tratte nazionali, a scapito anche di destinazioni estere che non sono andate niente male specialmente nei mesi estivi (vedi Francoforte – Hann). I voli crescono, la concorrenza si sposta. E ITA si ritira proprio mentre i dati premiano la fedeltà dei viaggiatori reggini. Il 2024 sarà con ogni probabilità l’anno record per l’Aeroporto dello Stretto, con circa 950mila passeggeri. Senza i tagli di ITA, probabilmente, avremmo superato il milione. Eppure, proprio in questa fase di espansione, si cancellano rotte storiche e si riducono le frequenze.
Non è una questione di nostalgia. È una questione strategica. Reggio rischia di perdere quel poco che ha conquistato. Nonostante un bacino che cresce, un load factor stabile, una domanda reale. Le scelte di ITA, pur motivate da logiche economiche, non possono essere considerate solo «aziendali». E qui la politica, lo Stato, ma soprattutto la Regione, dovrebbe far sentire la sua voce e la sua forza. Affinché lo slogan «Reggio Calabria vola» non diventi presto solo un ricordo.




