Carcere Reggio, Laura Boldrini incontra Maysoon: «Molto dimagrita ma determinata. La magistratura faccia chiarezza» -VIDEO
La visita della deputata dem è stata preceduta da quella dei senatori Nicola Irto, segretario regionale del Pd calabrese, e di Francesco Boccia, primo firmatario di apposita interrogazione urgente al ministro della Giustizia Nordio

È venuta per incontrare Maysoon Majidi anche nel carcere di Reggio, dopo averlo già fatto lo scorso febbraio nel carcere di Castrovillari, Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Ha preso il testimone dei senatori Francesco Boccia e Nicola Irto, segretario regionale del Pd calabrese, che stamane hanno voluto anche loro incontrare l’attivista curdo-iraniana detenuta dallo scorso gennaio con l’accusa di essere una scafista. Il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia è, infatti, il primo firmatario di un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Nordio con la quale si chiede di approfondire i casi di Maysoon Majidi e Marjan Jamali e di conoscere quali iniziative necessarie e urgenti il Governo intenda assumere per tutelare l’incolumità di tutte le attiviste che giungono nel nostro Paese dall’Iran, regime che reprime duramente il dissenso, negando libertà fondamentali.
Deperita ma tenace
«Avevo già incontrato Maysoon a Castrovillari. Un contesto diverso. Era febbraio – ha raccontato la deputata dem Laura Boldrini – ed era detenuta da qualche mese. Adesso il periodo di detenzione è più lungo e Maysoon è davvero molto magra e deperita ma molto tenace e determinata a portare avanti le sue ragioni, a dimostrare la sua innocenza. È lucida e non si dà ancora pace per tutto quello che sta accadendo.
È confortata dalla nostra presenza. Ha preso atto che non è sola e che siamo in tanti a seguire la sua sorte. Siamo in tanti a credere alla sua storia. Questo la rincuora. Ci ha tenuto a dire che lei non è arrivata in Italia in cerca di fortuna ma, in quanto attivista, è arrivata in Italia per mettersi in sicurezza finalmente per poter vivere tranquilla in pace e sicurezza con suo fratello».
Un grande equivoco da chiarire nel processo
«Pensava di avercela ormai fatta e invece in Italia è iniziato questo incubo. Tutto quello che le viene attribuito è assolutamente falso. C’è un grande equivoco alla base di tutto questo. Un equivoco – ha ribadito la deputata del Pd Laura Boldrini – alimentato da traduzioni fatte da persone che non parlavano la sua stessa lingua e da testimonianze non confermate da chi le avrebbe rilasciate agli atti. Mi chiedo – ha incalzato la deputata dem Laura Boldrini – come sia possibile che tali testimoni si siano resi disponibili a chiarire di non avere mai riferito di quelle circostanze a tutti e che invece il tribunale non riesca ad acquisire queste loro dichiarazioni. Ho fiducia nella magistratura giudicante e spero che venga fatta chiarezza in questa fase del procedimento perché effettivamente l’impianto accusatorio che è stato finora portato avanti non risponde alla realtà dei fatti.
Il partito Democratico ha presentato un’interrogazione. Abbiamo chiesto al ministro Nordio di riferire in aula. Anche il presidente Boccia, con il collega Irto è stato in carcere questa mattina per incontrare Maysoon. Siamo impegnati e continueremo a occuparci di questo caso, attivando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione anche per informare l’opinione pubblica. Io non vorrei che, sull’onda di questa idea di trovare a tutti i costi gli scafisti, si perda di vista la realtà».
L’indebita pressione sulla magistratura
«È in atto una grossa pressione sulla magistratura. Il governo la attacca costantemente e questo toglie serenità nella valutazione. Non c’è dubbio su questo. Ho, tuttavia, ragione di credere che la magistratura non si farà influenzare. Va però sottolineato che mai un esecutivo dovrebbe entrare a gamba tesa, come sta facendo, contro la magistratura. Ciò va contro il principio democratico della separazione dei poteri sul quale si basa lo Stato di diritto». Così ancora la deputata del Pd Laura Boldrini.
Il carcere a chi ha diritto alla protezione e all’asilo politico
«Sarebbe preoccupante se invece di asilo politico a chi ne ha diritto, rispondessimo con accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il carcere. Ciò non deve accadere. Per questo ci stiamo mobilitando tutti, anche associazioni, società civile e tutti i parlamentari che hanno a cuore la verità. Quello che sta accadendo è molto grave. Si tratta del movimento Donne vita libertà delle donne che rischiano la vita e che poi, quando riescono a mettersi in salvo, noi le sbattiamo in galera. Questo è un cortocircuito insopportabile e per questo dobbiamo andare fino in fondo a questa questione. Io confido che la magistratura lo faccia con senso di responsabilità perché altrimenti questa giovane donna rischia anni e anni di galera nel paese in cui pensava di essersi messa in salvo. Un paradosso insopportabile.
Occorrerebbe rafforzare – ha sottolineato la deputata dem Laura Boldrini – il soccorso in mare, piuttosto che limitare a tutti i costi le partenze facendo accordi e sodalizi con i dittatori. I cosiddetti paesi sicuri sono quelli dove le opposizioni vengono mandate in carcere, dove il Parlamento viene chiuso con i carri armati. Dietro queste scelte ci sono altri interessi. Non vi è certamente quello di garantire i diritti umani ma di contribuire a ridare credibilità a regimi che non ce l’hanno più. Un do ut des abbastanza scandaloso per quanto mi riguarda».
I paradossi e i rischi per la democrazia
«È in atto proprio una stretta sulle informazioni da rendere all’opinione pubblica con la tendenza a dare la linea. Questo è un segnale che non ci fa stare tranquilli. Del resto lo stesso il ddl Sicurezza prevede il carcere in caso di resistenza passiva pacifica come il rifiuto del cibo. Diventa reato il blocco stradale pacifico con il proprio corpo di lavoratori o lavoratrici o eco attivisti. Tutto questo incide drammaticamente sulle libertà democratiche al punto che io ritengo che, seriamente, ci stiamo allontanando dal perimetro delle democrazie liberali per avviarci verso quello della democratura in stile Orbaniano». Così ha concluso Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Il processo in corso a Crotone
«Ritengo che l’udienza della scorsa settimana sia andata molto bene. Abbiamo sentito i testimoni dell’accusa – ha spiegato l’avvocato difensore, Giancarlo Liberati – che non hanno saputo chiarire in maniera convincente gli elementi a supporto delle accuse. Confido che l‘innocenza di Maysoon sarà acclarata. Ci sono molte lacune e molti interrogativi che ancora cercano risposte come l’anomalia burocratica, sulla quale anche il presidente ha fatto delle domande, relativa all’invio di comunicazioni via pec laddove ci sarebbe stata la necessità che qualcuno partisse da Crotone fisicamente andasse lì in Germania per formalizzare l’acquisizione della testimonianza.
Quando si parla della vita, della libertà delle persone non può e non deve bastare “Non l’abbiamo trovato”. Purtroppo adesso entrambi gli accusatori che però hanno dichiarato di avere mai detto che Maysoon fosse l’aiutante del capitano sono in Inghilterra. Nutro fortissimi dubbi che riusciranno a trovarle. In ogni caso l’accusa deve anche spiegare perchè siano state raccolte, e neppure registrate, dichiarazioni di soli due migranti. Oltre 70 non sono stati mai sentiti e ormai si sono spostati. Noi, dal canto nostro, porteremo la testimonianza di altri tre migranti che, dopo avere viaggiato con lei, garantiranno la completa estraneità di Maysoon alle accuse che le sono state rivolte. Prossima udienza il primo ottobre. Mentre il 17 ottobre il tribunale della Libertà di Catanzaro si pronuncerà sull’appello al diniego dei domiciliari. Misura che Mysoon ha chiesto anche, in sede di dichiarazione spontanea, in aula la scorsa settimana, vendendosi fare opposizione dal pm». Così ha concluso l’avvocato difensore, Giancarlo Liberati.