venerdì,Aprile 19 2024

‘Ndrangheta a Scilla, il boss Fulco: «Qui si fa come c… voglio io»

L'uomo forte del suo ruolo di vertice imponeva agli imprenditori, minacciandoli anche di morte, di non partecipare alle gare pubbliche

‘Ndrangheta a Scilla, il boss Fulco: «Qui si fa come c… voglio io»

È Giuseppe Fulco il fulcro dell’operazione “Nuova linea” che questa mattina ha scosso il comune di Scilla vedendo coinvolti anche esponenti della politica locale. Fulco, che nelle vene porta il sangue del boss Giuseppe Nasone defunto, è il reggente della cosca dopo aver scontato quasi 20 anni di carcere per mafia. È tornato nel 2018 imponendo il suo ruolo sul territorio scillese e riprendendo il comando della cosca Nasone-Gaietti. L’uomo, una volta riprese le redini della locale di ‘ndrangheta ha imposto il suo potere su lavori pubblici e commercio estendendo il suo controllo fino a Bagnara dove, i commercianti erano costretti a rivolgersi alla sua pescheria per vendere il pesce a Scilla.  Ma il cuore dell’odierna operazione sono le concessioni demaniali previste dal piano spiaggia del comune di Scilla. Documento dibattuto negli anni e che ha visto, oggi, il predominio della ‘ndrangheta su ogni decisione.

L’accusa

Per gli inquirenti Fulco è «promotore, dirigente e organizzatore dell’associazione, deputato a rappresentare la cosca anche nella gestione dei rapporti con le altre articolazioni territoriali di ‘ndrangheta. Dava indicazioni operative agli associati, era responsabile delle attività di coordinamento del gruppo e dei rapporti con gli operatori economici e i rappresentanti delle istituzioni, anche in funzione della raccolta di voti in occasione delle consultazioni elettorali, individuava imprenditori e commercianti da sottoporre ad estorsione, stabilendo importi e modalità di pagamento del pizzo, era latore delle richieste estorsive o comunque mandante di quelle delegate agli altri esponenti del sodalizio, si occupava del mantenimento in carcere dei sodali detenuti e della colletta per il pagamento delle spese legali degli stessi, Di rimaneva le controversie ed assicurare il mantenimento dell’ordine sul territorio secondo le regole di ‘ndrangheta, interferiva, esercitando la forza di intimidazione, nell’iter procedimentale per l’assegnazione delle concessioni demaniali da parte dell’amministrazione comunale di Scilla».

Le intercettazioni

I metodi estorsivi e minacciosi di Fulco emergono chiaramente dalle intercettazioni, l’uomo forte del suo ruolo di vertice sul territorio ostentava il ruolo nell’articolazione di ‘ndrangheta di Scilla e prospettava implicite gravi ritorsioni ricorrendo anche alle minacce di morte costringendo imprenditori a non partecipare alle gare pubblica: “Non fare niente né ora né altri cent’anni… tu devi parlare pulito con me se no ti faccio vedere se è gesticolo o ti taglio la testa, hai capito?”.

E sono tante le intercettazioni che suffragano le accuse riportate nelle carte dell’inchiesta “Nuova linea” contro i Nasone-Gaietti. Frasi che fanno parte del repertorio ‘ndranghetistico come “A Scilla si fa quello che dico io, quando lo dico io e come cazzo voglio io”.  Metodi che vanno a cristallizzare il ruolo di Fulco, tornato prepotentemente dopo gli anni di detenzione per far risorgere la cosca con regole precise da rispettare anche per i “forestieri”: “Perché qua avete confuso, qua siamo! I forestieri siete voi, noi siamo i paesani. Tu prendi il pesce e glielo puoi dare in America ma non che glielo dai a questo”.

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