sabato,Maggio 17 2025

Arghillà e un destino ineluttabile di abbandono: il presidio (inattivo) della polizia come la palestra?

Solo poche ore dopo le dichiarazioni del ministro Piantedosi a Montecitorio sul controllo costante del territorio, la vandalizzazione di una postazione delle forze dell'ordine non funzionante. Sembra ripetersi il tristissimo copione dell'impianto sportivo mai inaugurato e completamente depredato

Arghillà e un destino ineluttabile di abbandono: il presidio (inattivo) della polizia come la palestra?

Arghillà nord, periferia nord di Reggio Calabria. La storia (brutta) si ripete. Nei giorni scorsi i locali della scuola dismessa (plesso dell’istituto comprensivo Radice-Alighieri), poi presidio di Polizia rimasto inattivo, sono stati vandalizzati. Con danni ingenti alla struttura, sono stati sfondati tetto e pareti e sono stati sottratti infissi, cavi di rame, sanitari, che con ogni probabilità hanno già trovato collocazione sul mercato nero, fruttando proventi illeciti di chi così ha sempre evidentemente vissuto, avendo nel quartiere ampia libertà di azione e movimento.

La palestra fantasma

Esattamente così iniziò la distruzione, nello stesso quartiere lungo la strada che collega la zona a sud con quella a nord, della palestra che neppure riuscì a entrare in funzione. Nelle more della burocrazia, iniziò ad essere depredata fino a essere ridotta negli anni allo scheletro che ancora oggi campeggia, dentro il quale l’accumulo di rifiuti è solo la traccia più evidente delle attività illecite espletate in modo assolutamente reiterato e indisturbato. Quello scheletro è tutto ciò che resta della palestra che nel 2008 era in attesa di consegna al Comune e dove la mano incivile e criminale fu più lesta di quella dello Stato. Un’anteprima disarmante di quanto accadrà anche alla struttura della ex scuola di Arghillà se misure di controllo del territorio concrete continueranno solo a essere annunciate o addirittura dichiarate già in atto, seppure con questi risultati, e dunque solo promesse.

La testimonianza drammatica, sotto gli occhi di tutti, di cosa accade a strutture che restano inspiegabilmente inutilizzate e che da presidi istituzionali in un quartiere notoriamente segnato da illegalità diventano teatro a cielo aperto di quelle stesse illegalità.  Gli interrogativi partono da un semplice perchè? Perché quella struttura è rimasta abbandonata?

Dismissioni, tentativi di utilizzo, proteste, proposte e… abbandono

Nel presidio della Polizia di Stato, un posto fisso con tanto di insegna e inattivo, prima una scuola e prima ancora sede del centro civico Alfonso Ciprioti, negli anni scorsi anche il tentativo di far sostare i migranti appena sbarcati al porto.

Quell’intento dell’Amministrazione comunale fu duramente ostacolato dalla ferma protesta, con tanto di barricate letteralmente “infuocate”, da parte di numerosi residenti, molti dei quali occupanti abusivi degli alloggi popolari dei quali ancora si attende un censimento completo e, per quanto possibile, anche reso noto.

Ma ancora risuona la domanda: perché quella struttura è rimasta abbandonata?

Nei  giorni scorsi, il presidente del Centro Comunitario Agape Mario Nasone ha ricordato la proposta avanzata con Libera nel 2017 di adibire una parte della struttura destinata a divenire un presidio di Polizia di Stato a «attività teatrali e sociali per i minori, per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Il comune di Reggio Calabria – ha poi evidenziato Nasone –  mantiene ancora la proprietà della struttura, poiché il trasferimento al Ministero dell’Interno per l’istituzione del commissariato di Polizia non è mai stato formalizzato».

Sarebbero state coniugate due esigenze fondamentali del quartiere quali quelle della sicurezza e del contrasto alla devianza giovanile con servizi educativi. Nulla fu realizzato e senza che sia mai stato spiegato il perchè. Il presidio sarebbe stato a pochi metri dalle discariche di rifiuti che flagellano la zona da anni. Dunque sarebbe stato anche essenziale proprio in quel quartiere “sotto assedio” di pochi e dove vivono e operano anche persone perbene, seppure marginalizzate da una dimensione periferica in stato di abbandono. Lo stesso stato di abbandono in cui versa il presidio di polizia oggi e in cui versava la palestra ieri.

Un controllo delle forze dell’ordine “consolidato” come la prassi di vandalizzare

Persiste una grave condizione di degrado denunciata a tutti i livelli e nota anche a Roma, come attestato dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nei giorni scorsi incalzato dal deputato reggino Francesco Cannizzaro con una interrogazione. Il degrado è noto e si continua a riferire di un impegno costante e congiunto di prefettura e forze dell’ordine che, tuttavia, non riesce evidentemente a scardinare un sistema di illegalità ormai consolidatosi negli anni. Neppure 24 ore dopo la rassicurazione sui controlli del Viminale a Montecitorio, ad Arghillà hanno vandalizzato la struttura di un presidio di polizia inspiegabilmente inattivo.

Le nuove promesse e lo spettro di spreco di altre risorse pubbliche

Annunciato, dallo stesso ministro Piantedosi, l’arrivo di 4-5 milioni di euro dal piano Coesione per riqualificare il quartiere critico di Arghillà.  Se pensiamo che la palestra di Arghillà, mai entrata in funzione per i suoi scopi leciti ma lasciata ancora oggi nella disponibilità per indisturbate e impunite attività illecite, è costata quasi un milione di euro (600 mila iniziali e poi 300 mila dopo i primi atti vandalici), appare chiaro, qualora non lo fosse già, che la questione “Arghillà” non è da trattare con soli investimenti economici. Arriviamo a un altro interrogativo, l’ultimo per ora e per nulla nuovo. Lo Stato ha intenzione di “abitare” e tutelare questo quartiere, smettendo di tollerare, oppure no?  

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