Processo a Maysoon Majidi, il 5 febbraio la ripresa delle udienze
L’esame dell'imputata previsto per domani, per via dello sciopero degli avvocati penalisti, slitta ancora. La giovane attivista curdo-iraniana, accusata di essere una scafista, è stata rilasciata lo scorso ottobre dopo quasi dieci mesi di detenzione

Questa volta sarà lo sciopero degli avvocati penalisti a determinare ancora una volta il rinvio della ripresa, presso il tribunale di Crotone, del processo di Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana imputata con l’accusa di essere una scafista e difesa dall’avvocato Giancarlo Liberati. Domani la giovane avrebbe dovuto essere sentita ed erano in previsione anche la produzione documentale e la chiusura dell’istruttoria dibattimentale. Tutto slitta alla successiva udienza del prossimo 5 febbraio e, di conseguenza, slitteranno alle settimane successive anche la discussione delle parti e la pronuncia della sentenza.
La giovane curdo-iraniana, proclamatasi sempre innocente, fuggita perchè il suo attivismo politico in difesa dei diritti del popolo curdo e delle donne l’aveva esposta a pericoli e ritorsioni nel Kurdistan iracheno dove si trovava con il fratello Razhan, è sbarcata a Crotone il 31 dicembre 2023. Subito arrestata con l’accusa di aver collaborato alla traversata illegale dei migranti giunti con lei, è stata detenuta per oltre dieci mesi nel carcere di Castrovillari e poi in quello di Reggio fino allo scorso 22 ottobre quando, dopo l’escussione dei testimoni a suo favore, il tribunale di Crotone ha revocato la misura cautelare della detenzione in carcere, rilasciando la giovane. Nel merito, per addivenire a una sentenza di assoluzione o condanna, il processo prosegue.
Maysoon, intanto raggiunta dal fratello Razhan, con lui sta chiedendo asilo politico. Dopo un breve soggiorno a Riace, attualmente insieme sono accolti a Sant’Alessio in Aspromonte.