Sistema carceri sotto la lente: sovraffollate quelle di Arghillà e Reggio, a Palmi manca la polizia penitenziaria
Nel primo semestre del 2024 registrati tredici tentativi di suicidio e l'osservazione psichiatrica è solo a Catanzaro

Gli istituti penitenziari Panzera e Arghillà di Reggio Calabria presenti nelle statistiche di segno negativo riportate nella relazione semestrale del garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, Luca Muglia. Dimessosi lo scorso novembre, il garante Muglia aveva redatto la sua ultima relazione semestrale aggiornata al 30 luglio 2024.
Il sovraffollamento
Dopo Cosenza e Rossano, le carceri più sovraffollate in Calabria sono l’istituto Panzera con 220 detenuti a fronte di una capienza di 172 posti e quello di Arghillà con 339 detenuti (di cui 105 di nazionalità straniera) a fronte di 292 posti. E proprio a Rossano e ad Arghillà i tentativi di suicidio sono stati rispettivamente 11 e 8, tra il primo gennaio e il 12 gennaio 2024. I dati più alti secondi solo a quello tragico dei 44 tentativi nel carcere di Catanzaro.
Nello stesso lasso di tempo alcun tentativo era stato registrato nelle carceri di Locri, Palmi e Laureana di Borrello dove anche i livelli di sovraffollamento sono più contenuti ma non per questo non degni di nota: 41 persone in più sono detenute nel carcere di Locri e 33 in quello di Palmi. Sono 10 invece i detenuti presenti in più rispetto alla capienza a Laureana di Borrello.
La carenza di personale di polizia penitenziaria
Sempre nel carcere di Arghillà la carenza di personale raggiunge uno dei picchi negativi in regione con un deficit di 32 unità. Il deficit è di – 23 nel carcere Panzera. Ma il dato più allarmante si registra nel carcere di Palmi con un deficit di -36. A Locri e a Laureana il deficit si aggira rispettivamente sul -14 sul -7.
Una carenza di personale che non riguarda soltanto le carceri calabresi. Si tratta di una piaga che attanaglia l’Italia al punto da essere stata richiamata nel discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella e da essere stata altresì al centro del pellegrinaggio inaugurale dell’anno giubilare del Santo Padre a Roma con l’apertura della seconda Porta santa proprio nel carcere di Rebibbia.
Una carenza di personale che inevitabilmente si ripercuote anche sui percorsi trattamentali, imprescindibili per il fine rieducativo della pena, sulla qualità della vita in detenzione e sulla sicurezza di detenuti e personale.
Criticità strutturali
C’è da dire che in tutti e dodici gli istituti penitenziari calabresi si registrano fenomeni di sovraffollamento. Al 30 luglio 2024 la popolazione detenuta in Calabria ammonta a 2998 persone a fronte di una capienza regolamentare di 2612, con un indice di sovraffollamento che raggiunge quasi il 115%. Di questi oltre 500 sono di nazionalità straniera, detenuti prevalentemente nel carcere di Arghillà a Reggio e in quello di Catanzaro.
Sovraffollamento, gravi carenze di organico e ancora condizioni strutturali di alcuni istituti particolarmente datati nel tempo e/o privi di manutenzione, l’inadeguatezza di molte camere detentive (con schermature di pannelli opachi in plexiglass alle finestre o prive di docce) e l‘insufficienza delle aree adibite alla socialità, ai passeggi ed ai colloqui: sono questi i tanti fattori denunciati dal Garante. Fattori che compromettono, anche all’interno delle carceri calabresi, la garanzia degli standard internazionali dei diritti umani e la tutela della popolazione detenuti rispetto a trattamenti inumani e degradanti, previsti da norme internazionali oltre che dalla nostra Costituzione.
L’osservazione psichiatrica e le rems
Anche il quadro della sanità penitenziaria presenta delle criticità. Spicca in Calabria quello dell’osservazione psichiatrica. Il reparto Argo allestito nel carcere Panzera di Reggio è stato chiuso già nel 2023 senza che alcuna soluzione alternativa sia stata individuata. Le criticità strutturali del reparto, per altro insistente in un istituto penitenziario ormai vetusto e da ammodernare in modo profondo, sono risultate insanabili. Quell’alternativa promessa non si mai concretizzata. La garante dei diritti delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale del comune di Reggio Calabria, Giovanna Russo, ha annunciato di voler approfondire la questione.
Una situazione che sta gravando sull’unica Atms (articolazione di tutela della salute mentale) esistente in Calabria, nel carcere di Catanzaro. Resta, dunque, questo vulnus mentre due sono le residenze in regione, nessuna nel reggino, per l’esecuzione delle misure di sicurezza (rems). Si tratta di strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali (infermi di mente) e socialmente pericolosi, con funzioni terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative, con permanenza transitoria ed eccezionale. A queste strutture possono essere destinati, per esempio, anche i detenuti che, dopo il periodo di trenta giorni di osservazione nel reparto del carcere, siano valutati malati psichiatrici e socialmente pericolosi. In Calabria hanno sede a Girifalco nel catanzarese (39 posti) e a Santa Sofia d’Epiro nel cosentino (20 posti).