C’è ancora da attendere ma, incrociando le dita, ancora per poche settimane. Sarà l’estate piuttosto che la primavera a portare finalmente con sé l’apertura al pubblico dell’area archeologica di piazza Garibaldi nel centro storico di Reggio Calabria. Contestualmente il ministero della Cultura, con un finanziamento straordinario di 400 mila euro, ha autorizzato il prosieguo delle indagini archeologiche che riprenderanno subito dopo la chiusura del cantiere.

La sostituzione in corsa della ringhiera ha imposto una dilazione nei tempi di fine lavori, rispetto al termine dell’appalto fissato allo scorso 31 marzo. Spiega quale fatto nuovo sia intervenuto Carmelo Romeo, assessore comunale di Reggio Calabria con delega specifica tra le altre ai Patti per il Sud.

«Per ragioni di sicurezza si è reso necessario cambiare la tipologia di ringhiera. Inizialmente era stata prevista una ringhiera con le croci di Sant’Andrea. Gli spazi larghi che la caratterizzano, avrebbero però potuto costituire un pericolo per l’incolumità di chi avrebbe percorso il tratto che dalla piazza porta al livello dello scavo archeologico. Dunque l’abbiamo sostituita con una ringhiera in stile Liberty, prontamente ordinata dalla ditta e che è in fase di realizzazione. Dovrebbe arrivare verso la metà di giugno. Quello dovrebbe essere il momento della chiusura del cantiere dove intanto stanno proseguendo le ultime lavorazioni per la messa in sicurezza dell’area. Sarà più il tempo dell’attesa delle ringhiere che quello della posa in opera. In assenza di ulteriori imprevisti – conclude Carmelo Romeo, assessore comunale di Reggio Calabria con delega specifica tra le altre ai Patti per il Sudper l’estate auspichiamo di poter aprire al pubblico l’area».

Il punto sul cantiere

In fase di completamento le opere necessarie alla fruizione in sicurezza dell’area, che non saranno tuttavia quelle definitive, visto che l’area scavi e la sua accessibilità saranno comunque al centro della riprogettazione complessiva dell’intera piazza a cura del Comune, che ormai non farà a meno dei tesori emersi.

La pausa per programmazione delle opere di completamento, lo stallo e il subappalto (autorizzato dal Comune dalla Samoa Restauri all’impresa Aet srl), la ripresa lo scorso gennaio , e la conclusione della nuova campagna di scavi archeologici. L’appalto avrebbe dovuto essere chiuso il prossimo 31 marzo. Ma la sostituzione della ringhiera ha reso necessario uno slittamento della chiusura dei lavori e dell’apertura al pubblico. 

«La ditta ha chiesto una proroga per completare i lavori con la posa della ringhiera. Le lavorazioni mancanti sono davvero pochissime. La sistemazione a verde e del percorso di visita, la posa del brecciolino. Appena tutto sarà ultimato, compresa la sistemazione della ringhiera, potremo stilare il verbale di fine lavori». È quanto spiega l’architetta Michelangela Vescio, direttrice dei lavori e progettista con Giuseppina Vitetta, degli “interventi di messa in sicurezza degli scavi per la valorizzazione e la fruizione dei resti archeologici”.

Il prosieguo delle indagini archeologiche

Non solo apertura al pubblico dal momento che nessuna campagna scavi può mai davvero considerarsi conclusa.

«C’è anche un altro fatto nuovo legato alla richiesta della Soprintendenza al Ministero di potere proseguire la campagna scavi. Richiesta accordata e con ogni probabilità contestualmente alla chiusura del cantiere e all’apertura al pubblico, riprenderanno anche le indagini archeologiche», prosegue Carmelo Romeo, assessore comunale di Reggio Calabria con delega specifica tra le altre ai Patti per il Sud.

«Sono in corso le opere messa in sicurezza. Si tratta della realizzazione dei terrazzamenti con staccionate che segneranno il percorso interno all’area archeologica, messa in sicurezza per accogliere il pubblico. Tutta l’area sarà dunque aperta e visitabile e consterà anche di aree verdi. A livello di strada, lato corso Garibaldi, sarà posizionata una ringhiera in ferro che fungerà da balconata come in altre aree archeologiche aperte in città. Al termine dei lavori, con l’apertura al pubblico dell’area, noi riprenderemo le indagini archeologiche in profondità e in piano, senza estendere l’area attualmente già interessata.

Stiamo già lavorando alla progettazione alla luce dell’interessante scoperta fatta proprio sul finire della precedente indagine, lo scorso marzo. Sono emersi blocchi di arenaria che evidenziano una fase greca da indagare. Lo faremo con personale della Sovrindentenza, forse con il supporto di qualche professionista esterno, con i fondi del finanziamento straordinario stanziato dal Mic che ammontano a 400 mila euro», spiega Maria Mallemace, soprintendente ad interim Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia e dirigente del Segretariato regionale per la Calabria del Ministero.

La storia emersa

Un edificio templare di epoca romana, si ipotizza di età Augustea, forse di prima età Giulio Claudia, di cui sopravvivono il basamento (di cui è stata raggiunta la fossa di fondazione), quel che è stato lasciato delle scale di ingresso e i muri legati a esso legati. Ancora altri due muri, di età precedente, ellenistica, emersi anche altri due muri e la parte di struttura medievaleCon stratificazioni che si spingono almeno fino a oltre 2000 anni fa, ecco le tracce significative dell’area sacra della città antica. Un’ area marginale ma importante per il collegamento con il territorio a Sud della città, stabilmente occupata, non solo frequentata, che oggi ricade nel centro storico della città a piazza Garibaldi. Ecco cosa emerso dalla campagna scavi conclusasi lo scorso 31 marzo, coordinata da Marilena Sica in costante collaborazione con l’archeologa Silvia Ferrari e la disegnatrice Domenica Vivace, con direttore scientifico Fabrizio Sudano.

Due campagne di scavi archeologici, la prima nel 2016, dopo il rinvenimento che bloccò la costruzione di un parcheggio, e questa conclusasi qualche giorno fa, hanno portato alla luce questi tesori. Attorno a questi scavi si vedono già asole verdi e tratti di marciapiede che unitamente a camminamenti consentiranno l’accesso al pubblico e l’avvicinamento ai reperti in modo da rendere questa scoperta fruibile.

La storia ancora da portare alla luce


Le ultime indagini hanno consentito di trovare quel livello vergine, che non era scontato si trovasse, e che certamente è presente nel punto accanto al basamento del tempio dove è stato condotto a fine scavo un approfondimento. Lì, la presenza di sabbie è traccia di livelli naturali ma ciò non esclude che strutture o costruzioni che indichino un intervento umano si possano rinvenire nelle vicinanze. Tutta la superficie circostante, per ragioni di tempo, di spazio e risorse, non è stata ancora indagata. Ma con la prosecuzione potrà essere compiuto un altro tratto di strada a ritroso verso l’antichità.

L’appalto e i fondi

“Interventi di messa in sicurezza degli scavi per la valorizzazione e la fruizione dei resti archeologici”. Questo il progetto finanziato con i fondi del Decreto Reggio e poi inserito nell’ambito dei fondi “Patto di Sviluppo per la Città Metropolitana”, gli ex “Patti per il Sud”, per un importo complessivo di 1 milione e 400 mila euro. Esso è stato approvato dalla giunta comunale nel 2019.
Nel 2020, indetta gara di appalto, tramite procedura negoziale, i lavori sono stati assoggettati al ribasso d’asta per un ammontare complessivo di oltre 970 mila euro. Con determina dirigenziale del settore Grandi Opere del comune di Reggio Calabria, nel 2022 l’intervento è stato aggiudicato definitivamente all’Impresa Samoa Restauri. Questa ha poi subappaltato alcune delle attività necessarie per il completamento all’impresa Aet srl. Importo del lavori pari a oltre 682 mila euro, oltre iva.

Questo l’appalto originario che ha reso necessaria in corso d’opera la programmazione di interventi complementari funzionali al completamento di questa campagna di scavi e alla loro messa in sicurezza ai fini della fruibilità collettiva. L’intervento, denominato “Messa in sicurezza scavi piazza Garibaldi, 1° stralcio – Valorizzazione e fruizione resti archeologici”, per un importo pari a poco più di 195 mila euro.  Dunque di quasi 879 mila euro, il valore complessivo del contratto.