sabato,Maggio 17 2025

Oltre i proclami e i nastri tagliati: la mappa in chiaroscuro della sanità reggina

Non è più il sistema che ricordiamo prima del covid ma non è neanche una macchina che funziona a misura delle tante esigenze del territorio. Tra sogni e realtà la distanza da percorrere è ancora tanta

Oltre i proclami e i nastri tagliati: la mappa in chiaroscuro della sanità reggina

Non è ancora arrivato il tempo di cantare vittoria. Tante, troppe sono le lacune di un sistema sanitario che per anni ha subito scippi, abbandono, commissariamenti e umiliazioni di ogni tipo. Gli sforzi compiuti negli ultimi anni sono innegabili ma l’obiettivo è ancora lontano. Una terra martoriata dalla criminalità organizzata che negli anni non ha di certo risparmiato il sistema sanitario usato, invece, come un bancomat della ‘ndrangheta e non solo.
Un cambio di passo è stato fatto ma non basta e giornalmente riceviamo richieste di aiuto, denunce e quel che è più grave segnalazioni di violenza all’interno dei nosocomi reggini. Una situazione diventata insostenibile. Un rapporto di fiducia, quello necessario tra medico e paziente, che appare ormai inevitabilmente compromesso da anni di mancanze, carenze e inefficienze che hanno portato a una sfiducia totale.

La sfida adesso si gioca su più cambi: infrastrutture, organico, tecnologia all’avanguardia e risorse adeguate. Insomma, tagliare nastri e inaugurare reparti all’interno di strutture fatiscenti che cadono a pezzi non basta a placare gli animi di chi è costretto a curarsi in luoghi inadeguati e con personale ridotto all’osso. È vero, i concorsi sono stati finalmente sbloccati ma sempre più medici scelgono di non esercitare in Calabria. Una terra che restituisce di sé un’immagine ostile e la cronaca, purtroppo, non fa altro che peggiorare la già inesistente appetibilità di un territorio che dovrebbe rivedere l’intero sistema partendo proprio dall’emergenza urgenza. Dai medici di base alle guardie mediche prima di arrivare al pronto soccorso diventati ormai delle vere e proprie trincee. Un territorio vasto, frastagliato e che deve fare i conti con collegamenti ancora totalmente inadeguati. Così pur aumentando le ambulanze è impossibile coprire l’intero territorio. Così dall’ospedale di Locri a quello di Polistena, oggetto di un lifting necessario dopo la boccata d’ossigeno data dai Cubani che ne hanno risollevato le sorti, in frontiera rimangono Gioia Tauro e Melito Porto Salvo mentre su Scilla è ormai calata la scure della chiusura e nel silenzio più totale muore un presidio sanitario che serviva un bacino d’utenza di 50 mila abitanti.

Il Grande Ospedale Metropolitano, intanto, continua a raccogliere tutto quello che arriva dal territorio per l’assenza di un filtro che possa dare respiro alla struttura. Questo vale soprattutto per il pronto soccorso ancora oggi scenario di diverse aggressioni e ingiustificate violenze. Il nosocomio fa i conti con le poche risorse nell’emergenza urgenza mentre sta facendo grandi passi in termini di innovazioni tecnologiche. Il grande traguardo tra tutti è senza dubbio rappresentato dalla Breast Unit.

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